REGGIO EMILIA – Molte famiglie bisognose escluse da un aiuto per arrivare a fine mese. Che questo fosse il risultato della riforma del Reddito di Cittadinanza voluta dal governo Meloni non è un mistero. A certificarlo ora ci sono i primi dati pubblicati dall’Inps, riguardanti i due sussidi introdotti al posto del precedente strumento di sostegno al reddito. In ordine temporale il primo ad essere entrato in vigore, lo scorso settembre, si chiama Supporto alla formazione e al lavoro. Pensato per coloro ritenuti “occupabili”, prevede un bonus di 350 euro vincolati alla partecipazione a progetti di accompagnamento verso uno sbocco occupazionale. I beneficiari reggiani interessati sono stati 377.
La parte del leone, per contrastare la povertà, l’ha fatta ovviamente l’Adi, ovvero l’Assegno di inclusione: 1887 i nuclei famigliari che a maggio l’hanno percepito, con un importo medio mensile erogato di 557 euro.
Unendo i due tipi di beneficiari si ottengono 2.264 domande soddisfatte. Il confronto con la platea raggiunta da Reddito e pensione di cittadinanza è piuttosto inclemente: sono oltre mille infatti le famiglie che risulterebbero escluse. Lo si evince prendendo il dato di luglio 2023 della misura introdotta dal primo governo Conte. Si tratta dell’ultima mensilità prima dell’ingresso delle restrizioni attuate dall’attuale esecutivo. Un anno fa, sul nostro territorio i nuclei famigliari percettori erano stati 3363, il 32,6% in più rispetto ad oggi. I requisiti più stringenti introdotti per dare accesso ai nuovi sussidi spiegano la diminuzione dei nuclei bisognosi raggiunti. Un risparmio di spesa per lo Stato, in un solo mese, di 440mila euro nella nostra provincia, dove l’investimento è passato da da un milione e 623mila a 1 milione e 183mila euro.
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