REGGIO EMILIA – “Stiamo cercando di capire dove sta il vulnus. Effettivamente c’è qualcosa che non corrisponde. Confermo il fatto che c’è un’anomalia“, dichiara Luca Censi della cooperativa sociale Papa Giovanni XXIII. Una presenza di senzatetto e senza fissa dimora sul territorio del comune capoluogo più massiccia rispetto a quella rilevata in una città come Bologna, che ha più del doppio di abitanti.
Lo stesso fenomeno a Scandiano risulta avere dimensioni maggiori del 50% rispetto a territorio di Modena città. Sono le distorsioni che emergono dal censimento dell’Istat. Un’indagine i cui limiti sottolineano la difficoltà di fotografare le persone che non a caso definiamo anche come “invisibili”.
“E’ conclusione logica – continua il responsabile della cooperativa – promuovere una mappatura e percorsi di regolarizzazione, così da calmierare e controllare questi fenomeni”. Luca Censi dirige i servizi cosiddetti integrati per la Papa Giovanni XXIII, ossia l’unità di strada, ma anche la struttura di accoglienza notturna, da 10 posti, dedicata a casi seguiti dal Servizio Tossicodipendenze dell’Ausl. Cinquantasei quelli accolti nel corso del 2022.
C’è poi il dormitorio, situato a Mancasale, da 14 posti. Negli scorsi 12 mesi ha fornito ospitalità a 27 utenti, che l’hanno abitato in modo più o meno continuativo. Destinato principalmente a persone irregolari sul territorio, di sesso maschile, ha ospitato molti ex “inquilini” delle ex Officine Reggiane. Adulti che vivono situazioni di grave disagio sia sociale che abitativo e che probabilmente sfuggono alle statistiche.
“Manteniamo una relazione significativa. Risulta efficace monitorare costantemente il fenomeno e i casi. Si tratta di persone che non vengono seguite dal punto di vista sanitario” afferma Censi. La sanità è tra gli ambiti che risentono maggiormente l’impatto degli emarginati. Il costo di una notte passata in pronto soccorso da un senza tetto equivale a una sua sistemazione in appartamento per un mese. Anche prevenire comportamenti delinquenziali comporta benefici in primis per il diretto interessato e poi per la spesa pubblica. “Un dormitorio crea sollievo – conclude- va a calmierare potenziali pericoli legati alla vita di strada, come banalmente il morire di freddo“.
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