REGGIO EMILIA – Quando il 6 marzo 2012 Alfonso Diletto venne nella sede di Telereggio a minacciarci, era il numero due della cosca Grande Aracri a Reggio e il capo dell’organizzazione nella Bassa. Lo dicono le sentenze, che lo hanno condannato in via definitiva per associazione mafiosa e altri reati, tra i quali quel tentativo di intimidazione. Quando quello stesso giorno Gianluigi Sarcone accompagnò Diletto nella sede di Telereggio, era affiliato alla ‘ndrangheta. Lo dicono le sentenze e adesso lo dice anche lui, nella lettera inviata alla Corte d’Appello di Bologna in vista dell’ultima udienza del processo a suo carico, il 25 gennaio scorso.
In quella lettera, Gianluigi Sarcone ammette di essere stato uno ‘ndranghetista fino al gennaio del 2015. Secondo le dichiarazioni rese ai magistrati dal fratello, il capocosca Nicolino Sarcone, Gianluigi fu affiliato nel 1993, mentre era detenuto nel carcere di Crotone.
Il 28 ottobre 2016, nell’aula bunker del processo Aemilia, due ex killer della mafia lucana, Saverio Loconsolo e Alessandro D’Amato, responsabili di decine di omicidi e ora collaboratori di giustizia, raccontarono che alla fine degli anni Novanta vennero a Reggio per il rito del passaggio di grado: Loconsolo fu innalzato al rango di “camorrista”, D’Amato a quello di “sgarrista”. Secondo il loro racconto, fu Nicolino Sarcone a “battezzarli” – come si dice in gergo – con un taglio a forma di croce sul pollice. Alla cerimonia presenziarono altre due persone: Alfonso Diletto e Gianluigi Sarcone.
E’ indispensabile mettere a fuoco questi fatti per avere piena consapevolezza di ciò che è accaduto a Reggio negli anni scorsi.
Leggi e guarda anche
Aemilia, quei servizi di Tg Reggio sgraditi alla ‘Ndrangheta. VIDEO
Aemilia, Gianluigi Sarcone a sorpresa: “Mi dichiaro colpevole”. VIDEO
‘Ndrangheta al Nord: “Così riciclavano i soldi di Sarcone e Diletto”. VIDEO
Telereggio Reggio Emilia processo Aemilia 'ndrangheta minacce Alfonso Diletto Nicolino Sarcone Gianluigi Sarcone mafia a Reggio Emilia riti 'Ndrangheta Saverio Loconsolo Alessandro D'Amato intimidazioni