REGGIO EMILIA – La squadra mobile della polizia reggiana, con l’aiuto della Dda di Bologna, ha portato a termine una complessa operazione eseguendo 10 misure cautelari in carcere – otto eseguite, mentre due persone sono ricercate – nei confronti di altrettanti cittadini nigeriani, gravemente indiziati di associazione a delinquere di stampo mafioso e, a vario titolo, di rissa, lesioni, rapina aggravati dal metodo mafioso.
Gli arrestati, insieme ad altre 15 loro connazionali destinatari di decreto di perquisizione e indagati nello stesso procedimento penale, sono accusati di appartenere a due Cults, diretta promanazione delle confraternite operanti in Nigeria. L’indagine ha preso il via nel 2018, nell’ambito di un’altra inchiesta volta al contrasto di un traffico di stupefacenti che aveva portato a 24 arresti e al sequestro di 110 kg di marijuana e 300 grammi di cocaina. In quel contesto si era appurato l’esistenza di un contrasto in atto, culminato anche con violente aggressioni – come una rissa nel 2015 all’esterno della vecchia stazione ferroviaria – tra i due gruppi contrapposti. Le analisi successive hanno evidenziato la presenza della mafia nigeriana a Reggio Emilia sin dal 2015.
Il core business dell’organizzazione era lo spaccio di droga, la base nel quartiere di Santa Croce e, in particolare, alle ex Reggiane sino a quando non sono state sgomberate. Tutti gli indagati hanno tra i 20 e i 30 anni, per la maggior parte sono regolari sul territorio. L’esistenza della radicata e consolidata mafia nigeriana ha comportato il passaggio del fascicolo dalla procura di Reggio a quella di Bologna, seguito sempre dal sostituto procuratore Iacopo Berardi.

I protagonisti della conferenza stampa in questura (foto Reggionline/Telereggio)
“L’operazione odierna – le parole del questore Giuseppe Ferrari – testimonia uno sforzo, sempre teso a ‘leggere’ il contesto criminale emergente dal territorio. La questura si è mossa secondo un duplice binario: perseguendo un primo obiettivo, di breve-medio periodo, ovvero quello di monitorare e reprimere, e un secondo, strategico, ovvero quello di ricostruire, pazientemente, l’organizzazione criminale nigeriana al fine di documentarne l’operatività e la struttura. Il fatto che numerosi soggetti non fossero più domiciliati a Reggio Emilia rappresenta, di per sé, un dato confortante”.
“Si tratta di un’operazione che dimostra la presenza forte dello Stato e la capacità di magistratura e forze di polizia di contrastare vecchie e nuove mafie che tentano di ampliare il loro raggio di azione criminale – il plauso del prefetto reggiano, Iolanda Rolli – Rivolgo il mio sincero apprezzamento al questore Ferrari, al dirigente del reparto Mobile, Battisti, e a tutto il personale che ha lavorato con grande spirito di abnegazione e professionalità”.
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