REGGIO EMILIA – Ha agito mentre il compagno di cella si trovava al campo sportivo del carcere. Si è tolto la vita impiccandosi Tukpeh Antwi Osborne, il 36enne che lo scorso 21 marzo a Castelnovo Sotto aveva provocato la morte della suocera Tiziana Gatti.
L’uomo era in custodia cautelare da quello stesso giorno. Il suo avvocato Rosanna Beifiori apprende la notizia da noi con grande sconforto e stupore, anche se aggiunge subito: “Lo dicevo che era una persona molto fragile”. Gianluca Candiano, direttore del carcere di via Settembrini, fa sapere che il 36enne era seguito ed era stato giudicato da un’equipe di operatori “a basso rischio” rispetto a gesti di questo tipo.
L’avvocato Beifiori aveva richiesto per lui una perizia psichiatrica: “Attendevamo l’autorizzazione per i colloqui con il consulente che avevo nominato”, dice ancora il legale che incontrava Antwi settimanalmente. Occasioni durante le quali il 36enne, di origine liberiana, chiedeva dei figli, di 4 e 2 anni, che la mattina del delitto erano in casa. Il figlio maggiore e la compagna del 36enne hanno visto la colluttazione tra l’uomo e la Gatti, terminata con la donna che batteva violentemente la testa sulla scala interna. La 62enne, deceduta in pochi minuti, presentava anche un taglio provocato da una katana. Il 36enne sosteneva che la spada – lui era un collezionista – si trovasse sulla scala, tra gli scatoloni del trasloco.
La coppia si stava separando e sembra che Tukpeh non accettasse la fine della relazione. I rapporti in casa erano tesi, anche con la suocera che quella mattina avrebbe chiesto al genero di restituire il cellulare alla figlia. E l’uomo è scattato.
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