REGGIO EMILIA – I coniugi Mohamed e Malika Bahik morivano due anni fa, soffocati dal fumo, sul proprio pianerottolo di casa. L’incendio divampato nelle cantine di via Turri 33 causò i due decessi e l’intossicazione di 38 residenti, rimasti per mesi in albergo in attesa dei lavori di ripristino degli alloggi.
Gli inquirenti ritennero subito che i fatti del 9 dicembre 2018 avessero una matrice dolosa. C’è, ad ora, un solo indagato: Stefano Oliva, 58enne residente al civico 29, in passato factotum per il condominio. E’ accusato di omicidio preterintenzionale. Il sostituto procuratore Maria Rita Pantani ha chiesto per lui, lo scorso luglio, una misura cautelare. Il gip non ha accolto e il Riesame ha confermato la decisione. La Procura attende quindi ancora riscontri prima di chiudere la fase preliminare dell’inchiesta.
Intanto, però, Oliva è stato sfrattato. Essendo moroso verso lo stabile per 60mila euro di spese condominiali, i tre appartamenti di cui era proprietario sono stati messi all’asta e due sono già stati venduti. L’uomo vive ancora al civico 29 perché il Covid ha momentaneamente bloccato l’esecuzione degli espropri.
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