REGGIO EMILIA – Droga “low cost”, a basso costo, e a chilometro zero: eroina bianca, la cosiddetta thailandese, venduta alla metà o poco più del prezzo di mercato per una sostanza così pura, e poi metanfetamine occultate in tuberi importate direttamente dalla Nigeria a marzo 2020, in modo da abbattere gli oneri di approvvigionamento.
La squadra mobile di Reggio ha stroncato una banda di narcotrafficanti che operava con inedite modalità e che aveva il suo quartier generale nella stazione storica, scongiurando così anche il rischio che una nuova sostanza sintetica, lo shaboo, che ha effetti devastanti, arrivasse sulla piazza reggiana.

Uno degli arrestati
I prezzi erano del tutto competitivi: 30/40 euro al grammo per l’eroina bianca anziché i 70/80 canonici. Le indagini sono iniziate nel 2019 e nel corso di due anni c’è stato il sequestro di oltre cinque chili di droga e di 40mila euro in contanti. Un periodo durante il quale il dirigente Guglielmo Battisti e i suoi uomini, autorizzati dal sostituto procuratore Jacopo Berardi, hanno agito servendosi dello strumento investigativo dell’arresto differito.
Una scelta che si è dimostrata efficace, perchè ha reso possibile risalire ai presunti livelli medi dell’organizzazione: un gradino superiore a quello degli spacciatori al minuto. All’alba sono state eseguite dieci misure di custodia cautelare a carico di altrettante persone residenti nel reggiano, la stragrande maggioranza in città: 8 in carcere e due ai domiciliari tra cittadini nigeriani, gambiani e pakistani, con un coinvolto tunisino. Due di queste persone sono latitanti. Undici le perquisizioni, e tranne in un caso nel mantovano non sono mai state trovate quantità di droga: conferma che non si sta parlando di spacciatori, ma di importatori. Ciò non vuol dire che non si sia operato anche sul filone della cessione al minuto: sono 28 in tutto gli indagati nell’operazione. 18 sono appunto spacciatori che dipendevano dall’organizzazione.
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