REGGIO EMILIA – “Una volta tanto sulla faccia della terra, non parliamo in nessuna lingua; fermiamoci un istante, e non gesticoliamo tanto”. Sono versi di Pablo Neruda, la poesia s’intitola “Restare in silenzio”.
Il silenzio è l’unico gesto significativo: si pensa che sia vuoto, invece è pienissimo. Fermarsi serve a non abituarci e, paradossalmente, serve a muoverci, ad andare avanti. Le donne e gli uomini che rappresentano Reggio erano in piazza Prampolini, il centro simbolico del nostro territorio. L’unione campanari ha dato voce alla campana della torre civica, poi è iniziata la messa di suffragio in Cattedrale. “La morte ai nostri occhi è irrazionale, ma non è l’ultima parola”, ha detto, nell’omelia, il vescovo Massimo Camisasca. Abbiamo sofferto tutti, però 1.144 famiglie reggiane di più. In Duomo sono stati letto i nomi dei reggiani uccisi dal virus.
Ognuno ha la sua, di immagine. L’Italia ha scelto questa per dare un volto al Covid: era il 18 marzo 2020 a Bergamo, ora il 18 marzo è la Giornata dedicata alle vittime.

Così il ricordo a Sant’Ilario
Sant’Ilario, dove la piazza di mezzo è stata intitolata alle vittime del virus; Guastalla, Rubiera, Quattro Castella. Ogni comune reggiano, chi omaggiando i sanitari chi le forze dell’ordine, ha trovato il proprio modo per ricordare. Il sindaco di Novellara Elena Carletti, presidente nazionale dell’Associazione Comuni virtuosi, era proprio a Bergamo, dove col Presidente del Consiglio è stato inaugurato il Bosco della memoria: “Un albero – ha detto – vive più di un uomo: piantiamo il seme della speranza e del futuro”.

Così a Guastalla
Guarda la fotogallery: le autorità in piazza Prampolini
Le campane della Torre Civica a memoria delle vittime del Covid
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