REGGIO EMILIA – Sarebbero responsabili di rapine avvenute in centro a Reggio. Tre minorenni sono stati arrestati dalla polizia al termine di un’indagine mirata e tesa a sondare il fenomeno delle bande giovanili di bulli e violenti. Un progetto della Questura per incontrare le famiglie.
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Rapinavano dei ragazzini per pochi euro, si facevano consegnare quello che avevano in tasca ma erano violenti e li minacciavano con metodi da bulli. A fermarli è stata la polizia di Stato che assieme alla polizia locale di Reggio ha portato avanti una mirata attività investigativa.
Impegnati gli agenti della squadra mobile, della divisione anticrimine e la Squadra Volanti per l’operazione Bro. Arrestati tre minorennni, con età dai 15 ai 17 anni. Sono accusati di due rapine avvenute in Piazza della Vittoria e in particolare il 24 ottobre nel Parco del Popolo a Reggio. Un’indagine che segue l’operazione Branco del 2018. Il 14 gennaio è stata data esecuzione alla misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale dei Minori di Bologna per la permanenza domiciliare, per un ragazzino e il collocamento in comunità, per gli altri due.
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“Siamo arrivati a questo risultato grazie alla conoscenza del territorio – spiega il dirigente della Mobile, Guglielmo Battisti – e anche segnalazioni ed esposti di cittadini su questi fenomeni”.
Intensificati i controlli sugli assembramenti di giovani fino a 14 anni decisi attraverso il passaparola che viaggia anche sui social, coinvolta nelle verifiche la Polizia Postale, e che spesso sfociano in vandalismi, atti di violenza o di bullismo sino agli atteggiamenti di insofferenza al rispetto delle norme anti covid. Il fenomeno di queste bande con comportamenti antisociali si sarebbe amplificato con le chiusure, la mancanza di rapporti tra giovani e la sospensione delle lezioni a scuola. Sulla devianza giovanile la Questura reggiana ha avviato un progetto che vuole coinvolgere le famiglie nell’ottica non solo della repressione di questi comportamenti illeciti ma soprattutto di fornire un sostegno educativo. “Abbiamo coinvolto anche altri attori – spiega il Questore Giuseppe Ferrari – il Comune, i Servizi Sociali, le scuole e soprattutto le famiglie”.

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