REGGIO EMILIA – E’ iniziato questa mattina il processo sugli appalti in Comune, ma l’udienza è durata appena qualche minuto. Pronti via e subito uno stop con rinvio al 21 dicembre per il processo che riguarda presunte irregolarità: due dei tre giudici del collegio sono incompatibili.
La presidente Cristina Beretti si era espressa in via cautelare sul sequestro di cellulari e altro materiale. Giovanni Ghini è stato il magistrato che, durante le indagini preliminari, aveva autorizzato le intercettazioni che costituiscono il cuore dell’impianto accusatorio della procura, quelle che coprono il periodo luglio 2016-gennaio 2017. “Secondo noi, non sono utilizzabili neanche quelle – le parole di Liborio Cataliotti, legale di Santo Gnoni – ed è per noi una questione primaria; la Beretti sarebbe stata compatibile in base a un pronunciamento della Corte costituzionale, ma apprezziamo la decisione per opportunità”.
Cataliotti difende Gnoni, l’avvocato ex dirigente del servizio legale del Comune, la figura centrale, per procura e guardia di finanza, che contestano irregolarità in quattro appalti per un totale di 27 milioni di euro. Nessuno dei 21 indagati, che devono rispondere a vario titolo di turbata libertà degli incanti e falso in atto pubblico, era presente. Si è proceduto con la costituzione delle parti, per poi rinviare. “C’è anche un problema di anzianità per determinare poi il presidente della corte”, ha spiegato Ernesto D’Andrea, avvocato di Nando Rinaldi e Alessandro Meggiato.
Sono state anche ufficialmente depositate le liste dei testimoni. Cataliotti fa notare come nell’elenco dei testi della procura manchi l’ingegnere Domenico Romaniello, che nel 2018 venne chiamato come consulente nel pool investigativo. Fu lui a far presente la necessità di acquisire i documenti originali riguardanti le gare d’appalto, e da lì scaturì la perquisizione in municipio del giugno 2019. “Secondo noi, con tutto il rispetto, non poteva essere un ingegnere a determinare l’irregolarità degli appalti”, ha aggiunto Cataliotti.
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