REGGIO EMILIA – “Qui c’è una grande cultura del lavoro, c’è il lavoro e si va a lavorare presto”. Abbiamo chiesto al sociologo Gino Mazzoli, reggiano, docente all’Università Cattolica di Milano, di interpretare il dato che vede il nostro territorio in fondo alla classifica delle province emiliano-romagnole e al di sotto della media nazionale, per numero di laureati sotto i 40 anni.
“Se si guardano le iscrizioni alle scuole superiore nel nostro territorio, c’è una tripartizione tra liceo, istituti tecnici e professionali, noi abbiamo un terzo, un terzo e un terzo ed è una cosa che non esiste da nessuna altra parte”. Altro elemento decisivo è il rapporto tra scuola superiore e aziende: “Da parte delle aziende c’è uno scouting molto forte nei confronti degli studenti delle superiori”.
C’è poi l’aspetto economico: “A Reggio gli operai sono ben pagati, non c’è differenza in molti casi con un laureato”. Il tipo di immigrazione incide sul dato del livello di istruzione? “Le caratteristiche del nostro territorio attirano anche un certo tipo di immigrazione: da noi, ad esempio, arrivano molti più nordafricani non laureati che romeni, che in molti casi hanno la laurea”.
Il fatto che Reggio sia diventata sede universitaria solo in tempi recenti influisce? “Le sedi universitarie storiche producono in genere più laureati”. Insomma, che conclusioni possiamo trarre? “Io non svaluterei questa caratteristica del nostro territorio…”.
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