REGGIO EMILIA – “Non abbiamo bisogno di nessuna rieducazione, di essere rimessi in riga, ma di un dibattito inclusivo, orizzontale e critico sulla crisi pedagogica che si è abbattuta sulle nostre scuole”. Così gli studenti del liceo Matilde di Canossa, che il 3 marzo scorso occuparono l’istituto per una mattinata, motivano la loro decisione di scegliere la “punizione” più dura tra quelle proposte: una sospensione di tre giorni dalle lezioni, anche se ancora a distanza.
Il gruppo, l’ultimo giorno in presenza per le superiori, si era chiuso nell’aula insegnanti per ribadire ancora una volta il no alla didattica a distanza e denunciare le lacune della scuola. Voleva organizzare un’assemblea autogestita, senza la presenza degli insegnanti, ma il dirigente scolastico non ha potuto permetterlo per ragioni di sicurezza. Lunedì e martedì si sono tenuti i Consigli di classe per decidere le “sanzioni”: prima il preside, Daniele Cottafavi, ne ha parlato con il Consiglio, poi gli 8 ragazzi coinvolti sono stati sentiti individualmente e hanno avuto la possibilità di parlare e motivare la propria posizione.
“Ci è stata posta una decisione già presa, ovvero essere sanzionati in qualunque caso, qualsiasi argomento portassimo – dicono i ragazzi – ci è stata data la condizione di scegliere tra 3 giorni di sospensione o in alternativa seguire delle lezioni ‘rieducative’ con docenti di scienze umane e diritto. Tutti quanti abbiamo scelto coscientemente di prenderci i 3 giorni di sospensione, essere autonomi e autogestiti nei nostri spazi è fondamentale per la nostra crescita, per rendere l’ambiente scolastico aperto e solidale”.
I ragazzi non sono stati però denunciati per occupazione abusiva e interruzione di pubblico servizio, dunque è prevalsa la linea più “morbida”.
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