REGGIO EMILIA – Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Alessandra, Adriana, Claudia, Elisa, Rosalba e Marilisa dell’associazione Nondasola. Un messaggio rivolto ai giovani delle scuole reggiane.
“Per 22 anni siamo entrate nelle scuole grazie ai Dirigenti scolastici, alle e agli insegnanti e ai tanti ragazzi e ragazze che, per lo più, con entusiasmo ci hanno fatto entrare nelle loro vite, nelle loro relazioni, nelle loro paure e nei loro desideri. Bruscamente da marzo 2020 non siamo più entrate in classe ed in questi mesi più volte ci siamo confrontate tra di noi per capire come tenere quel
filo così tenacemente intrecciato in tutti questi anni.
Abbiamo fiducia in voi ragazzi e ragazze, sappiamo quante sensibilità e risorse riuscite a tirare fuori, anche all’ultimo minuto, per fare pace con la vita ma questa volta sentiamo di volervi fare un prestito di presenza nell’assenza perché tutti e tutte possiate sentirvi parte di un movimento creativo collettivo per essere ciò che possiamo essere in questo tempo.
Sappiamo che la violenza continua ad agire, sappiamo che ci sono ragazze che subiscono forme di violenza anche a distanza, sappiamo che ci sono ragazzi che ne approfittano per prendere parola, sappiamo che la paura e il dolore nelle relazioni affettive non si è fermato grazie al coronavirus. Sappiamo che la solitudine è diventata spesso isolamento, che le paranoie sono diventate amiche fedeli, che le insicurezze hanno guadagnato terreno. Lo sappiamo. Ma stare fuori dalle classi ci rende ancora più combattenti con tutte e tutti voi. Insieme dobbiamo immaginare altre possibilità relazionali e abbiamo bisogno di creatività, fantasia per non rimanere fermi e ferme ad aspettare che tutto passi, perché mentre aspettiamo già siamo.
Cosa siamo oggi? E’ troppo presto per dirlo, ma possiamo concentrarci su cosa tante e tanti di voi desiderano. Un bacio. Un abbraccio. Una lunga chiacchierata seduti su di una panchina. Una camminata mano nella mano. Il poter cedere ad uno sguardo seduttivo. Ritornare a ballare fuori da una cameretta. Un tragitto in corriera con il cuore che batte per chi è seduto/a due fila più avanti… Ci piace pensare che torneremo ad incontrarci forse un po’ più saggi, più prudenti, più accoglienti, più morbidi nella cura delle proprie relazioni. E’ possibile, ci crediamo. La disperazione è una condizione del pensiero che non coinvolge necessariamente il cuore, né il corpo (sensibile e desiderante). Non dimentichiamo mai che tutti i diritti di cui beneficiamo li dobbiamo alla lotta di qualcuno/a.”
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