REGGIO EMILIA – Nell’ambito dell’edilizia residenziale pubblica, Reggio e tra le dieci realtà più virtuose in Italia per il pagamento di affitti e spese condominiali. E tuttavia anche la nostra provincia deve fare i conti con un fenomeno di morosità cresciuto nell‘ultimo decennio.
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Gli uffici Acer di via della Costituzione sono un avamposto dello stato sociale, una postazione di frontiera in cui gli enti locali di una società benestante vengono a contatto diretto con la fragilità e il disagio economico. L’Azienda Casa Emilia-Romagna di Reggio gestisce in tutta la provincia 5.100 alloggi, in gran parte di edilizia residenziale pubblica. L’affitto medio è di appena 118 euro al mese, ma la fragilità sociale di cui parlavamo si traduce in un fenomeno di morosità non trascurabile. A bilancio risultano iscritti 12 milioni di crediti verso inquilini accumulati nel corso del tempo. Gli insoluti, calcolati a 5 anni di distanza dal loro insorgere, si attestano al 7,7% del totale: si tratta di circa 900mila euro all’anno.
“Solo il 40% degli insoluti – ci spiega il presidente Marco Corradi – è costituito da affitti non pagati. Anche perché oltre la metà degli assegnatari di alloggi Erp paga 59 euro al mese. Su queste famiglie incidono molto di più le spese per le utenze”.
E’ per questo che il 60% delle morosità si concentra proprio sulle spese condominiali, in particolare nei condomini con riscaldamento centralizzato. Il mancato pagamento anche di una sola bolletta mette in moto un percorso che passa attraverso solleciti, verifiche della situazione reddituale, piani di rateizzazione, diffide, fino ai decreti ingiuntivi. Le procedure di sfratto che si mettono in moto sono circa 300 ogni anno, ma quelle che finiscono con lo sfratto esecutivo sono solo una ventina.
Perché? “Perché – risponde il presidente di Acer – i morosi sono soprattutto anziani soli oppure famiglie numerose, che non riescono a pagare le utenze. Insomma, una morosità incolpevole“.
C’è anche chi non accende il riscaldamento perché non ha i soldi per le bollette. Lo sfratto non risolve nulla: il primo esito possibile è quello di avere una famiglia per strada, il secondo è quello di un intervento dei servizi sociali, con sistemazione in albergo e costi assai più elevati. “Quei 900mila euro all‘anno – è convinto Corradi – vanno dunque visti in buona parte come una spesa sociale”.
Per il presidente di Acer sul medio periodo l’unica risposta efficace è quella delle riqualificazioni energetiche degli edifici, per ridurre al minimo i consumi e il costo delle utenze.
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