REGGIO EMILIA – Fin da giovanissimi siamo abituati ad associare pizza e birra. Fin da bambini in famiglia vediamo festeggiare brindando con un bicchiere di vino. Gli alcolici fanno parte della nostra cultura, non è strano vederli circolare in casa, li si può reperire con facilità.
In parallelo, però, episodi come quello accaduto a Massenzatico – due ragazzine di 12 e 13 anni trovate ubriache sul ciglio della strada, una delle quali ricoverata per coma etilico – colpiscono molto: “Non è illegale, anche se l’Oms dice che l’alcol non andrebbe consumato prima dei 18 anni”, le parole di Antonio Nicolaci, direttore del programma Dipendenze patologiche dell’Ausl reggiana.
Secondo il ministero della Salute, il 51% dei maschi tra gli 11 e i 24 anni e il 45% delle femmine della stessa fascia d’età hanno abusato di alcolici almeno una volta. Un report regionale dice che il 2% degli 11enni, il 7% dei 13enni e il 28% dei 15enni si è ubriacato. Episodi che possono essere un gioco o una sperimentazione, ma che possono sfociare nell’abitudine e quindi nell’abuso senza soluzione di continuità.
L’alcol non ha attorno lo stesso alone di negatività che ha la droga, i giovanissimi non sono consapevoli dei rischi che corrono. Prova ne è il fatto che nel 2019 siano stati 24 i minorenni accompagnati al Sert di Reggio principalmente dai genitori per problemi di abuso di alcolici. Un numero basso, seppure in crescita, che fa dire come ci sia molto “sommerso”: “Ci deve essere attenzione da parte della scuola, fin dalle elementari, e anche da parte dei comuni”, ha aggiunto Nicolaci.
Per quest’anno si possono fare solo delle ipotesi e non sono migliorative: “Con il Covid e la scuola a intermittenza, crediamo che la situazione sia peggiorata. Nelle condizioni di stress è sempre così”, ha concluso il medico.
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