REGGIO EMILIA – L’invito rivolto dal sindacato Cobas a tutti i reggiani è di sostenere la protesta dei fattorini non effettuando, nella giornata di venerdì 26 marzo, ordinazioni sulle piattaforme online per la consegna del cibo a domicilio. Sarebbe un gesto significativo di vicinanza a una categoria che chiede maggiori tutele e maggiori diritti.
“Chiediamo contratti di lavoro con paga oraria e non a cottimo, oltre alle tutele per malattia e infortunio”, ha spiegato Silvio Rosati di Adl Cobas nel corso della conferenza stampa indetta stamane in piazza Prampolini.
A Reggio Emilia i riders che si sono rivolti al sindacato e che hanno aderito alla “Riders Union” sono una ventina, ma negli ultimi giorni il numero di chi è stato arruolato dalle ricchissime multinazionali Justit, Glovo, Deliveroo, UberEats, è in continuo aumento. Una crescita favorita anche dalla pandemia e dalla chiusura dei ristoranti.
Le condizioni di lavoro, però, sono tutt’altro che “appetitose” come racconta ai microfoni questo ragazzo 27enne: “Ci sono serate in cui faccio cinque consegne e altre zero. In un mese posso guadagnare dai 500 ai 1.500 euro lordi, lavorando anche 10 ore al giorno e sette giorni su sette”.
Il neonato sindacato chiede anche l’attivazione di un dialogo con il Comune: tra le proposte c’è quella della messa a disposizione da parte dell’ente di uno spazio dove i riders possano ripararsi dal freddo tra una consegna e l’altra, con una toilette e un allaccio alla corrente elettrica per la ricarica del cellulare, prezioso strumento di lavoro.
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