REGGIO EMILIA – Dopo Umberto Guiducci, deceduto ieri, Reggio perde un altro dei suoi volti storici anche se in tutt’altro campo: il noto magistrato e avvocato Giancarlo Tarquini, che del dottor Guiducci era amico fraterno, è morto nella notte. Aveva 82 anni. Lunedì i funerali.
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“I giovani oggi hanno il problema di sempre: quello dell’inserimento della vita, e noi dobbiamo aiutarli ed educarli alla legalità”
Era il 2008. Quando poteva Giancarlo Tarquini andava nelle scuole a parlare del tema a lui più caro: il rispetto delle regole. Gli piaceva molto e forse gli ricordava quel breve periodo da insegnante, appena dopo la laurea e prima di vincere il concorso in magistratura, l’amore di una vita, il suo mestiere per mezzo secolo. Qui invece era il 2014: lo sfondo è quello del tribunale di Reggio e Tarquini aveva sempre la toga, ma rivestiva il ruolo di avvocato. Assieme al figlio Giovanni aveva rappresentato e fatto assolvere Pietro Fontanesi dall’accusa di aver ucciso, nel ’92, Carlo Rombaldi, uno dei fatti di cronaca più eclatanti accaduti a Reggio e ancora irrisolti. Negli ultimi dieci anni della sua vita, Tarquini era passato “dall’altra parte”, dalla parte della difesa, e si era innamorato di nuovo della legge. “Fino a prima che scoppiasse la pandemia ha scritto atti giorno e notte” ci dice il figlio, che da lui ha ereditato quella passione così come Giancarlo l’aveva ereditata a sua volta dal padre Orlando, impiegato in questura.
Giancarlo Tarquini è morto a 82 anni dopo mesi di agonia e a 24 ore dall’amico fraterno, il cardiologo dei reggiani Umberto Guiducci. L’ex magistrato è deceduto a casa, assistito dalla moglie Mariangela, e oltre a Giovanni lascia le figlie Elisabetta e Francesca e i nipoti. Il primo incarico fu come pretore a Pavia; poi gli anni a Reggio come sostituto procuratore, la pretura di Parma – dove si occupò anche del caso dell’uccisione del campeginese Alceste Campanile -, un periodo da procuratore capo reggente di nuovo nella sua Reggio e, dal ’95, il ruolo della vita: procuratore capo a Brescia. Lì le inchieste sul sequestro Soffiantini, l’omicidio Desirè Piovanelli e, a metà 2001, l’inchiesta Bipop-Carire.
Chiediamo al figlio quale caso gli sia più rimasto dentro, perché lo ritenesse un successo o perché, al contrario, lo considerasse un rammarico. “Non posso rispondere perché mi ha sempre e solo detto: la cosa più bella è raggiungere la verità applicando le regole della legge”,
ci dice Giovanni.

I funerali sono stati fissati per lunedì 8 novembre alle 15 alla chiesa del Buon Pastore, in città. Avrebbe voluto tanto ritrovare per una sera l’amico Romano Prodi, recentemente in città per presentare il suo ultimo libro, ma non era certo nelle condizioni di andare. L’ex presidente del consiglio gli ha fatto pervenire una copia facendogli una dedica: “In ricordo delle tante chiacchierate che abbiamo fatto insieme perchè le cose andassero meglio”.
Dalle 15 di oggi la salma di Giancarlo Tarquini è esposta nelle camere ardenti Reverberi, in via Terezin.
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