REGGIO EMILIA – “Affidano a questo ragazzo un pezzo del riscatto della famiglia, che resta poi nel paese d’origine? Perché decidono autonomamente di allontanarsi”. Così Daniele Marchi, assessore al Welfare del Comune di Reggio. Mohamed Ali Thabet era uno di questi giovani, partito da solo dalla Tunisia con il sogno di lavorare in Europa e aiutare la famiglia rimasta nel paese d’origine. E’ morto accoltellato in stazione. Aveva compiuto 18 anni e, per questo, era uscito dai percorsi di assistenza dedicati ai migranti minori non accompagnati. Un fenomeno che è esploso negli ultimi anni. Reggio oggi ha in carico più di 140 ragazzi, provenienti soprattutto da Tunisia ed Egitto.
“Non sono tutti sul territorio di Reggio Emilia perché ad un certo punto abbiamo finito i posti. Ad un certo punto tutte le strutture, nelle comunità nelle quali potevamo collocare questi ragazzi non c’erano più posti. Siamo andati a cercare fuori città, fuori provincia e addirittura fuori regione, perché hai l’obbligo di farti carico di questi ragazzi e in 24 ore devi trovare una collocazione”.
Il Comune affida il servizio a realtà che sistemano i minori in comunità o piccoli appartamenti. I progetti prevedono che vadano a scuola, che imparino l’italiano de partecipano ad attività di socializzazione. Ma il tempo è poco perché spesso sono ragazzi prossimi alla maggiore età. Poi per loro resta la strada. Il problema – ha ribadito l’assessore Marchi a Decoder – è complesso: “Se pensiamo di poter delegare al servizio sociale l’efficacia del successo di un percorso di integrazione pensiamo a qualcosa che è impossibile. Noi possiamo portare a termine un percorso di integrazione solo dove partecipa una intera città, una intera comunità che vede queste persone non come una minaccia e non come un pericolo, qualcuno da nascondere ed evitare ma come qualcuno che può portare una ricchezza alla comunità, con cui costruire relazioni e rispetto al quale la responsabilità è una responsabilità di tutti. Così riusciamo a farlo, così riusciamo a ridurre i rischi dei casi come Mohamed”.
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