REGGIO EMILIA – “Non ho mai mendicato favori ad alcuno, tantomeno a Palamara. La mia coscienza di uomo e di magistrato in quanto sempre e soltanto condizionato dalla legge è totalmente serena”. Sono le parole con cui il procuratore capo di Reggio Emilia Marco Mescolini risponde indirettamente, perché non nomina mai la parola “dimissioni” a chi le ha chieste: Fratelli d’Italia e Forza Italia.
La posizione che esprime è chiara: rimango al mio posto e con merito. Mescolini affida il suo pensiero a una breve nota, rompendo il silenzio che durava da qualche giorno. Da quando, cioè, è emerso il contenuto di chat private risalenti al periodo febbraio-luglio 2018, scambi di messaggi tra lui, che era sostituto procuratore della Dda di Bologna, e il magistrato romano, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, all’epoca consigliere del Csm, ora indagato per corruzione nell’inchiesta “toghe sporche” di Perugia. E il carteggio virtuale è parte proprio del materiale del fascicolo di questa inchiesta.
Va ricordato che Mescolini non è indagato né accusato di nulla. Nei messaggi sollecita Palamara a informarsi sulla sua nomina a procuratore capo, mostrando preoccupazione per i ritardi. Mescolini aveva scelto di non commentare già a fine maggio, quando il suo nome era comparso in un dialogo, sempre via Whatsapp, tra Palamara e il giudice reggiano Gianluigi Morlini riguardo anche in quel caso alla richiesta di informazioni sulla sua nomina a Reggio Emilia, e anche stavolta dice di imporsi questa dichiarazione, vincendo la sua resistenza ad intervenire pubblicamente “per il rispetto che nutro – scrive – per le istituzioni e per la cittadinanza di Reggio Emilia. Sono certo che per me parlino le azioni e le scelte di sempre come magistrato”.
E ancora: “Il provvedimento di nomina a procuratore della Repubblica di Reggio Emilia del Consiglio Superiore della Magistratura è assai motivato in concreto e coerente con i principi della circolare sugli incarichi direttivi. Non ho mai mendicato favori ad alcuno, tantomeno a Palamara: la quinta commissione mi aveva indicato con cinque voti di maggioranza mesi prima della sua nomina quale presidente”. In effetti, già a inizio 2018 i nomi in lizza per Reggio erano solo due: quello di Mescolini e quello di Alfonso D’Avino, che il Csm ha poi assegnato a Parma. Mescolini è stato nominato nel luglio di quell’anno.
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