REGGIO EMILIA – I lavori in corso – un investimento da due milioni per l’impiantistica e le opere edili interne appaltati alle ditte Cemi e Torricella – termineranno a fine marzo, ed entro Pasqua il mercato coperto verrà inaugurato nella sua nuova veste: un contenitore in cui il cibo è il protagonista, un luogo che possa fungere da polo di attrazione per il centro come avviene in altre grandi città italiane ed europee. “Vogliamo essere un magnete”, dice Daniele Menozzi, amministratore delegato di Rei, la società che insieme al gruppo portoghese Sonae Sierra ha in gestione l’immobile. Un magnete ambizioso, visto l’obiettivo numerico annuale di persone che si vuole intercettare: “Poco meno di un milione di visitatori all’anno”.
Non a caso Menozzi parla di “visitatori”, perché è ovvio che la consumazione e la vendita saranno le necessità principali per gli operatori che si insedieranno nello storico edificio di via Emilia San Pietro, ma, insiste, l’obiettivo è l’aggregazione. Saranno 15 le insegne presenti, di cui una decina già contrattualizzate. Esercizi commerciali tra i 40 e i 300 metri quadrati. Tutte realtà italiane: tante locali mixate a progetti di altre città del Nord. “Ci saranno anche bar e caffetterie, ristoranti ma è chiaro che dovremo dare una offerta che vada a completare quella della città. Ci stiamo concentrando su attività che facciano vendita di prodotti, e che possano dedicare questi prodotti a una cucina sul posto”.
La sfida che il nuovo mercato coperto si appresta ad affrontare non è solo numerica: l’apertura avviene in un momento economico difficile per gli utenti e nel quale proprio in centro più di un negozio ha chiuso i battenti. Per questo Menozzi dice che, per selezionare le oltre 50 manifestazioni d’interesse arrivate, hanno puntato soprattutto sulle idee. “Abbiamo cercato di agevolare in particolare gli operatori locali. Le preoccupazioni in termini generali ci sono, ma c’è altrettanto ottimismo da parte degli operatori che hanno deciso di investire su Reggio considerano le opportunità maggiori delle criticità”.
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