REGGIO EMILIA – Una vera passione per la politica che lo assorbì già da giovanissimo. E’ l’esperienza che racconta Matteo Sassi, ospite dell’ultima puntata di Decoder. Nel 2004 poco più che ventenne fu capogruppo di Rifondazione comunista in Sala del Tricolore, poi tra i promotori di Sinistra Ecologia e Libertà, nel 2014 fu eletto di nuovo in Consiglio comunale e diventò assessore alle Politiche Sociali e vicesindaco nella prima giunta guidata da Luca Vecchi. Nel giugno 2019, lasciata l’attività di amministratore, è tornato al suo lavoro alla cooperativa Lo Stradello. Ma il fuoco della politica continua ad ardere, partecipa alle primarie, vota Elly Schlein e annuncia, sollecitato da Gabriele Franzini, la sua prossima iscrizione al Pd.
“Tante migliaia di persone negli ultimi giorni si sono iscritte al Pd, ottomila, io sarò uno di quelle per dare un contributo politico attivo al Paese”.
Poi uno sguardo alle prossime elezioni amministrative a Reggio nel 2024 e a come dovrà muoversi il centrosinistra. Per Sassi va costruita un’alleanza sociale e civile, sbagliato partire da nomi ma da esempi politici, come quello di Giuliano Pisapia a Milano circa 10 anni fa: “Quello che Pisapia ha fatto a Milano ci possa ispirare. Dopo un solo mandato ha sconfitto le destre a Milano e ha consegnato una città a una comunità”.
Durante la puntata è stato ricostruito ciò che è accaduto nel 2019 quando piombò su di lui una vicenda giudiziaria che definisce dolorosa. Fu indagato per turbativa d’asta. Un brutto momento, non lo nasconde Sassi, che così ricorda quei passaggi e conferma di non aver mai perso la fiducia nella giustizia e nel fatto che alla fine la verità sarebbe emersa: “Leggendo le carte non c’era alcuna mia intercettazioni. Erano altre persone che parlavano di me. Dicevo che sarebbe stata la magistratura a tirarmi fuori da quella situazione e così è accaduto”.
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