REGGIO EMILIA – Ieri nell’ambito della giornata di presentazione del “Piano del Colore” del centro storico di Reggio sono stati aperti al pubblico, con visite guidate, importanti palazzi e dimore storiche della città. Siamo entrati a Palazzo Masdoni, che fu sede del Pci.
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Uno scalone monumentale ornato di stucchi e statue e una splendida “Sala della Musica”. Un ritrovato giardino interno con un roseto e un pozzo rimesso al posto di quello che era diventato un parcheggio. Dopo oltre 30 anni è stato possibile rivedere l’interno dell’imponente Palazzo Masdoni, edificio a tre corti tra via Toschi e via San Filippo, considerato come la migliore testimonianza di residenza patrizia reggiana, ma conosciuto dai più come storica sede del Pci. L’edificio venne costruito nel XVIII secolo, inglobando una preesistenza quattrocentesca, su progetto dell’architetto reggiano Gian Maria Ferraroni, autore di diversi importanti interventi fra cui la Reggia di Rivalta. Il palazzo divenne poi dei Toschi nel 1796 e passò ai Rocca-Saporiti nell’Ottocento.

L’amministrazione comunale ha organizzato due visite guidate nell’ambito della giornata di presentazione del “Piano del Colore” del centro storico, piano che individua le modalità per una corretta conservazione, manutenzione e salvaguardia del patrimonio unico di facciate e elementi architettonici. I due gruppi hanno potuto visitare luoghi come palazzo Panciroli Trivelli in corso Garibaldi o palazzo Linari Bellei in via Campanini. Ma gli occhi erano tutti puntati su Palazzo Masdoni, chiuso al pubblico dal 1991. Nel febbraio di quell’anno venne smontata l’insegna del Pci, il Pds si spostò alla ex Caam, per poi stabilirsi in via Gandhi. Il partito vendette il Palazzo alla Gonzaga Spa, che restaurò la porzione destra della struttura. Il resto fu comprato dall’avvocato reggiano Giovanni Bertolani insieme al figlio Giorgio. Partì un lungo e rigoroso restauro seguito dalla Sovrintendenza: prima della facciata, liberata dalle impalcature soltanto nel 2017, poi dell’interno. A dirigere i lavori l’architetto Paolo Bedogni che ha illustrato ai visitatori gli interventi conservativi che hanno riguardato la parte nobile dell’edificio, luogo simbolo per molti reggiani.
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