REGGIO EMILIA – Reggio Emilia conquista un ottimo piazzamento nell’edizione 2020 della classifica di Ecosistema urbano, il rapporto di Legambiente e Ambiente Italia stilato in base alle performance ambientali di 104 città capoluogo di provincia. La nostra città quest’anno chiude il blocco delle prime cinque (che in ordine sono Trento, Mantova, Pordenone e Bolzano). Lo scorso anno era dodicesima, mentre due anni fa 24esima.
Negli anni Reggio è stata anche 4° (nel 2011) e 44° (nel 2014): la variabilità di questo dato è data anche dalla posizione delle altre città che possono migliorare o peggiorare, e dall’aggiornamento di alcuni indicatori, che in base alle nuove conoscenze scientifiche possono essere inseritri o eliminati, considerando che il primo rapporto è del 1995.
“Nel lungo periodo il biossido di azoto (importante inquinante dell’aria) è calato costantemente, così come c’è una tendenza al calo delle polveri fini (le PM10)”, spiega Massimo Becchi presidente provinciale di Legambiente. “Anche i consumi d’acqua potabile pro-capite in un anno si sono molto ridotti, passando dai 286 litri del 1995 agli attuali 133. Molto più lento è invece l’aumento della capacità di depurazione delle acque reflue, essezialmente ferma all’ 83% da anni. La produzione di rifiuti è sempre molto alta, di 699 kg/ab/anno, dovuta soprattutto all’assimilazione dei rifiuti speciali agli urbani, che fa sì che nella raccolta finiscano anche tutti quelli delle imprese, elevando di molto la reale produzione di rifiuti domestici di un cittadino reggiano.
Buono l’andamento della raccolta differenziata che progressivamente è arrivato all’82,9%. Resta molto alto il tasso di motorizzazione, di 64 auto ogni 100 abitanti, in linea con gli anni precedenti, ma migliora negli ultimi anni l’uso del trasporto pubblico, che raggiunge i 100 viaggi/anno/abitante, a fronte dei 63 del 2014 (anno peggiore da inizio millennio).
Stabile sui 57,9 m.q./abitante il verde urbano fuibile mentre aumentano le isole pedonali, passate da 0,40 a 0,51 m.q./abitante. Peggiora negli anni, in modo costante, la dispersione idrica dalla rete, passata dal 12% del 2012 al 25,2% attuale: è evidente che su questo fronte servono importanti investimenti visto che su 100 litri ormai un quarto non raggiunge gli utenti. Reggio è inoltre sempre prima in quanto a indice di ciclabilità, indicatore dello sviluppo della rete ciclabile urbana, che non tiene però conto degli interventi manutentivi, senza i quali gli investimenti fatti servono a poco.
Neo importante – sottolinea Becchi – è l’arretramento della nostra città nell’indice che misura il consumo di suolo, dove scende da 7,05 su 10 dello scorso anno, a 6/10 quest’anno. Questo dato è indicativo del consumo di suolo che non si è mai arrestato nella nostra città, nonostante una forte inversione di tendenza che ha visto per la prima volta tornare agricole aree prima destinate all’edificazione e fronte di una stabilizzazione della popolazione fra i 171 e 172.000 abitanti ormai dal 2013.
Resta evidente quindi che se su alcuni indicatori la città è migliorata, resta il nodo dell’uso del suolo, da ridurre drasticamente anche attraverso il prossimo piano urbanistico comunale e dell’uso efficiente della risorsa idrica, investendo nella rete dell’acqua potabile e nel miglioramento della depurazione: ora il 17 % delle acque reflue cittadine finiscono direttamente in corsi d’acqua superficiali senza o quasi nessun trattamento, peggiorando la qualità delle acque superficiali.
La fotografia di Ecosistema urbano 2020 è chiramente pre-pandemica. Nei mesi primaverili, dopo la fine del lockdown, anche Reggio ha subìto alcuni cambiamenti visibili. Alcuni sicuramente negativi: è ripartita la corsa al monouso di plastica e l’aria ha riacquisito l’odore tipico dello smog. Altri decisamente positivi: si sono diffusi i mezzi elettrici a 2 ruote, spinti anche dagli incentivi all’acquisto e si è esteso il ricorso al lavoro a distanza. Ma con l’arrivo dell’autunno e la riapertura delle scuole, sono riemersi anche tutti i problemi cronici, a partire dall’inadeguata offerta di trasporto pubblico, al centro di roventi polemiche sui rischi di contagio per l’impossibilità di garantire il distanziamento fisico e agli sforamenti delle PM10. E’ evidente che la lotta al cambiamenti climatico non investe solo questioni ambientali, ma anche sanitarie e sociali e su questa strada sarà necessario fare grossi investimenti nei prossimi anni”.
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