REGGIO EMILIA – La Cattedrale, San Prospero, Santa Teresa, Santo Stefano e San Zenone passeranno tutte sotto Sant’Agostino; San Nicolò, San Francesco e San Giacomo sotto San Pietro. A loro volta, Sant’Agostino e San Pietro cambieranno nome, nome che sarà deciso dal parroco e dai fedeli. Da dieci parrocchie a due, in centro storico a Reggio. Parliamo di comunità che hanno la propria sede all’interno dell’esagono ma che lambiscono di fatto anche la prima periferia della città. L’iter pastorale relativo all’accorpamento sotto Sant’Agostino è quasi al termine, si parla dell’autunno; per quanto riguarda l’accorpamento in San Pietro si andrà alla primavera del 2021. Per entrambe le realtà poi, il passaggio dei beni dovrà invece essere ratificato dal Ministero degli Interni. La necessità logistica, anche per la penuria di sacerdoti, di velocizzare il percorso degli accorpamenti delle parrocchie è stata ribadita dal vescovo Massimo Camisasca al termine della messa pontificale nella Basilica della Ghiara, in occasione dell’8 settembre festa della Natività di Maria, celebrazione culmine della Giareda che ha inaugurato anche l’anno pastorale 2020-2021. Non significa che le singole chiese chiuderanno: rimarranno aperte, ma la gestione amministrativa verrà centralizzata.
Nell’omelia, il vescovo è poi tornato sul bisogno che i laici guidino i momenti di preghiera e ha parlato del frangente storico legato al Covid: “Non possiamo essere tranquilli: un buon numero di persone non sono tornate alla Messa domenicale dopo la riapertura delle celebrazioni in presenza. Non possiamo accontentarci di preghiere domestiche. Vi invito perciò a superare ogni ingiusta paura e a partecipare fisicamente. Giuste le richieste di igiene e distanziamento, e non voglio sminuire le tante iniziative nate dalla creatività cristiana durante il tempo del lockdown, ma il cristianesimo è per sua natura comunitario’ ha detto monsignor Massimo Camisasca. Era stato tra i primi vescovi d’Italia, a inizio maggio, a chiedere al Governo una riapertura anticipata delle chiese alle persone. Dal vescovo poi l’annuncio che a breve partirà un corso di formazione che il vescovo ha definito ‘politica’, “per ottenere una rinascita morale e per trovare più spazio pubblico per Dio nella società civile – ha proseguito – Serve un piano di rilancio per l’Italia”.
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