REGGIO EMILIA – La nuova Camera di Commercio che unisce le tre sedi Reggio, Parma e Piacenza sarà la più grande dell’Emilia-Romagna e tra le prime d’Italia. Opererà su un territorio in cui sono presenti circa 160mila imprese con quasi 600mila addetti, capaci di generare un valore aggiunto di 37,5 miliardi di euro ed un export che si attesta a 19,5 miliardi di euro: cifre che rappresentano il 30% dell’intera economia della regione.
Valori che certo oggi, dopo l’emergenza Covid devono essere aggiornati ma da un punto di vista patrimoniale-finanziario, la nascente Camera di Commercio avrà più di 70 milioni di euro di patrimonio netto e quasi 25 milioni di incassi annuali.
Una fusione che ha avuto un cammino travagliato, che ha lasciato Reggio senza organi per sei mesi e che vede oggi le tre sedi commissariate e lo stesso presidente uscente Stefano Landi nominato Commissario straordinario, un incarico che sostituisce le funzioni svolte da Consiglio, Giunta e Presidente. Il lavoro in queste settimane non si è mai fermato.
Sull’iter è piombata anche l’accusa dei sindacati che si definivano inascolatati, ricordando il numero di dipendenti passati da 85 nel 2015 a 60 nel 2020, del blocco delle assunzioni e il conseguente aumento dei carichi di lavoro. Il timore di ulteriori tagli e il futuro della sede. Argomenti sui quali il Commissario smorza i toni. “Le tre sedi – spiega Landi – rimarranno aperte, uno degli obiettivi degli accorpamenti è quello di razionalizzare le attività, a partire dagli spazi, per poter avere risorse in più da destinare ai territorio”.
Mano tesa poi ai pubblici esercizi con un finanziamento deliberato negli ultimi giorni di 22 milioni di euro.
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