REGGIO EMILIA – “Lo schermo non è un’aula”, “Scolari ribellatevi”. Sono solo alcuni degli slogan sui cartelli che hanno colorato la manifestazione di venerdì pomeriggio in piazza Prampolini a Reggio. Un’iniziativa indetta dal gruppo Priorità alla scuola, nato la primavera dell’anno scorso, in occasione del primo lockdown. Studenti degli istituti di ogni ordine e grado erano presenti, assieme a genitori e insegnanti.
Al megafono è stato sottolineato quello che secondo i promotori è il peccato originale dietro la chiusura imposta alle scuole e cioè la mancanza di dati certi sui contagi riconducibili alle attività svolte in presenza. “I focolai nelle scuole rappresentano solo il 3% del totale focolai”, si legge in una nota del collettivo, che fa riferimento, come fonte, all’Asl di Bologna.
Il criterio che ha comportato la chiusura dei plessi scolastici è stato quello dei 250 contagi ogni 100.000 mila abitanti, “indipendentemente dunque dal dato effettivo di contagio delle scuole”, viene sottolineato nel comunicato che punta il dito sull'”incapacità politica” e sul “fallimento che ha condotto a una nuova situazione sanitaria critica, che nessuno di noi nega”.
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