REGGIO EMILIA – Non cessano le polemiche, soprattutto politiche, attorno al progetto “902/abitare solidale” che prevede l’acquisto da parte del Comune – e il successivo recupero edilizio – di una settantina di appartamenti della zona stazione, quelli del complesso condominiale che comprende i civici 6, 8 e 10 di via Paradisi.
Le critiche mosse all’amministrazione riguardano principalmente il fatto che sia mancato un percorso di partecipazione assieme ai residenti, i quali – dicono le opposizioni e i rappresentanti del comitato della zona – non vogliono sentir parlare di esproprio.
Qualche numero: 175 circa i residenti che risultano, 139 quelli accertati. Su 70 appartamenti, di cui 19 vuoti, i locatari sono 33 e i proprietari sono 14 e tra loro 5 sono residenti. Sono questi 5, dice l’amministrazione, che hanno espresso l’intenzione di rimanere in zona. L’assessore alla Casa Lanfranco De Franco, nell’ultima commissione dei gruppi consiliari dedicata all’argomento, ha detto che entro settembre si studierà un piano che preveda delle opzioni alternative da proporre a questi cittadini, così come l’obiettivo è quello di far rientrare i locatari non appena finita la riqualificazione.
Rispondendo ai consiglieri Claudio Bassi e Cinzia Rubertelli, De Franco ha ribadito alcuni concetti: “Non parliamo di abbattimento e di realizzazione di abitazioni private, quindi forse il progetto non è così noto; le condizioni di molti residenti, soprattutto dei civici 8 e 10, sono al limite del disumano”.
L’iter amministrativo è iniziato nel 2017; a febbraio 2020 il progetto è stato presentato, a maggio è stato annunciata l’aggiudicazione di un bando della regione che si traduce in un contributo di oltre 5 milioni sui 16,9 di investimento totale. A ora, gli incontri con la cittadinanza sono stati 27.
Nei giorni scorsi la critica mossa all’amministrazione era stata quella di essere una “dittatura sovietica”. Su questo fronte, c’è stato un po’ di tutto: durante la commissione ci sono state le accuse di voler replicare il “modello Las Vegas” e la frase choc del consigliere Roberto Salati che, rispetto agli espropri, ha definito la situazione “come quella dei nazisti con gli ebrei”.
Secondo le statistiche e i dati raccolti, negli ultimi 20 anni il turnover degli affitti in quella zona è stato elevatissimo con cifre medie che parlano di 300/350 euro mensili, alte per la qualità della stragrande maggioranza delle abitazioni.
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