REGGIO EMILIA – La Direzione Investigativa Antimafia ha sequestrato, in esecuzione di un provvedimento di prevenzione, beni per 10 milioni e 500 mila euro ad Antonio Muto, 67 anni, già condannato nel processo Aemilia.
Il primo provvedimento di sequestro risale all’ottobre del 2019, una misura di prevenzione. Ora la Dia ha dato esecuzione al provvedimento sequestrando beni mobili e immobili e società per circa 10 milioni e 500mila euro. Muto era stato arrestato nel 2015 ed è stato condannato – in via definitiva – per associazione mafiosa nel processo Aemilia a 10 anni e 8 mesi dalla sentenza della Corte di appello di Bologna del 17 dicembre 2020 (passata in giudicato il 7 maggio 2022).
Muto è attualmente in carcere. Già nel 2020 il tribunale aveva disposto per lui la misura della sorveglianza speciale per 5 anni, da eseguirsi dopo l’espiazione della condanna. E’ considerato un esponente di rilievo del sodalizio di matrice ‘ndranghetistica attivo sul nostro territorio, una sorta di “tramite” tra la cosca ed esponenti delle istituzioni locali. Secondo il pentito Antonio Valerio, fu sua ad esempio l’idea dei voti “per portare in cielo Giuseppe Pagliani”.
Antonio Muto si era trasferito dalla Calabria nel nostro territorio nel 1977 e aveva partecipazioni in diverse imprese edili ed immobiliari. Il decreto di sequestro ha interessato 57 immobili a lui intestati e a suoi famigliari: tra questi una villetta di pregio a Reggio, capannoni industriali e terreni tra Emilia Romagna e Calabria, una società immobiliare, oltre a 5 mezzi commerciali e autovetture. Sotto sequestro anche 50 rapporti bancari aperti in numerosi istituto di credito.
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