REGGIO EMILIA – Nove milioni di metri cubi di biometano, 53mila tonnellate di compost per l’agricoltura e 10mila tonnellate di anidride carbonica per usi industriali: è quello che uscirà ogni anno dal Forsu di Gavassa. L’impianto, operativo da alcuni mesi, è stato inaugurato con una cerimonia alla quale hanno partecipato le autorità e i vertici dell’azienda Iren, che ha investito 75 milioni di euro. Un progetto di economia circolare: i rifiuti organici e gli sfalci delle potature provenienti dalla raccolta differenziata vengono trattati e trasformati in energia e altra materia. “Un ciclo virtuoso che determina valore per il territorio – commenta Luca Dal Fabbro, presidente di Iren – U una soluzione al problema dei rifiuti dove i protagonisti sono tre entità: la comunità, le istituzioni insieme ad Iren che fa l’investimento e ne garantisce la piena operatività, la sostenibilità ed ecocompatibilità”.
Un percorso che è partito dalla chiusura dell’inceneritore di Cavazzoli e passato, anche grazie al porta a porta, attraverso il potenziamento della raccolta differenziata: oggi a Reggio l’84% dei rifiuti è conferito con questa modalità. “Abbiamo spento un termovalorizzatore vecchio, non ne abbiamo realizzato uno nuovo, qui a Gavassa prendiamo il rifiuto organico differenziato da ogni singola famiglia reggiana e lo trasformiamo in biometano. Ci sono pochi altri contesti in Europa che hanno saputo fare tanto”, sottolinea il sindaco di Reggio Luca Vecchi.
A Gavassa arrivano anche i rifiuti differenziati della provincia di Parma. L’indifferenziato dei due territori viene invece smaltito nell’inceneritore d’Oltr’Enza. La tecnologia del Forsu è complessa ma di fatto replica quello che è il ciclo naturale di trasformazione della materia. Tutte le lavorazioni sono effettuate in ambienti confinati e l’aria è trattata con i biofiltri per evitare gli odori residui, come spiega l’amministratore delegato di Iren Ambiente Eugenio Bertolini: “La vera peculiarità che abbiamo voluto dare a questo impianto condividendola con i comuni è quello dei percorsi formativi: consentire una apertura alle scuole e ai cittadini con percorsi in luoghi sicuri di vedere come funziona il processo. Una struttura di questo tipo difficilmente si trova in giro per l’Italia”.
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