REGGIO EMILIA – Una pergamena, con i fogli ricavati dalla lavorazione di pelli di pecora o vitello. Illustrata con figure che dicono molto altro in più rispetto a quello che mostrano. I codici miniati sono un gioiello: opere d’arte in cui nulla racconta di un unico significato. Il pensiero teologico sin da quando si è sviluppato vive di simboli, e tra le epoche più legate alla “raffigurazione di significati” c’è il Medioevo. Gioacchino da Fiore è stato un abate calabrese vissuto nel XII secolo ed è citato nel canto XII del Paradiso di Dante come “di spirito profetico dotato”.
Teologo e scrittore, ha illustrato uno dei più noti codici miniati dell’epoca, il Liber Figurarum, letteralmente “libro delle figure”. Nel mondo ne esistono solo tre copie: una si trova al St. Anne’s College di Oxford, un’altra al museo di Dresda in Germania, la terza è a Reggio, al Museo Diocesano di via Vittorio Veneto, ed è stata in esposizione straordinaria per un’intera giornata.
Gioacchino da Fiore riteneva che l’umanità si potesse dividere in tre Regni corrispondenti alle tre persone della Santa Trinità. Tantissime persone hanno approfittato dell’occasione, un’iniziativa dell’Ufficio Beni culturali della Diocesi e dell’Associazione Città di Reggio: la richiesta è stata talmente alta che l’orario per ammirare l’opera summa di Gioacchino da Fiore è stato ampliato a tutta la giornata. Alle 17.30 c’è stata anche la visita del vescovo Massimo Camisasca.
Reggio Emilia mostra museo diocesano Gioacchino da Fiore Liber Figurarum