REGGIO EMILIA – Protagonista della storia prima politica poi culturale della città, Elio Canova è stato accompagnato oggi nell’ultimo viaggio dai famigliari, dagli amici, dagli ex compagni di partito o da chi semplicemente gli ha voluto bene ed oggi rimpiange un uomo che ha saputo lasciare un forte segno, umano e professionale, in ogni sfida che ha intrapreso. E sono diverse. Tra gli anni Sessanta e Settanta Canova fu assessore al Comune di Reggio prima alla Cultura e poi al Personale. Fu legato politicamente alla figura dell’ex sindaco Antonella Spaggiari e fu per 14 anni presidente dei Teatri. Il corteo funebre è partito dall’ospedale Santa Maria Nuova per raggiungere Coviolo, dove è avvenuta la cremazione. La sua Reggio si è stretta al dolore della moglie, Mariella e del figlio Andrea in un abbraccio denso di affetto e di ricordi di una vita.
“Ha vissuto la cultura dell’antifascimo e della resistenza, e la lotta per l’ideale di eguaglianza – ricorda Antonio Bernardi, ex deputato del Pci – ne ha vissuto i momenti di successo e di declino e si è saputo anche rinnovare nel tempo. E’ stato un uomo dal grande senso della cosa pubblica”. “Lo ricordo fin dagli anni ’60 – aggiunge l’ex senatore del Pci Alessandro Carri – Siamo diventati amici anche mentre ero sindaco di Carpineti dove Elio aveva una casa”.
Al funerale anche Ermete Fiaccadori, oggi presidente dell’Anpi provinciale: “Non soltanto come uomo ma come amministratore e come responsabile dell’ambito culturale e dei Teatri Canova è stato un grande innovatore, è sempre stato molto abile e capace di leggere i tempi e di interpretarli”.
Anche Daniele Abbado, che Canova chiamò alla direzione dei Teatri sotto l’egida della neonata Fondazione, si è detto vicino al dolore dei famigliari. Da tutti è ricordato, anche in ambito culturale, come l’artefice della rinascita dei Teatri.
Ciao Elio – Il ricordo della Fondazione I Teatri
Elio Canova è stato presidente dei Teatri dal 1990 al 2007 e ha saputo accompagnarli nei passaggi giuridici fondanti: nel 1996, quando l’allora Associazione I Teatri viene trasformata in Consorzio, e nel 2002 quando prende vita l’attuale Fondazione.
In quegli anni, in particolare dal 1999 al 2003, Canova porta a compimento tre delicatissimi restauri del Teatro Valli: il restyling della Sala Grande, il completamento dei lavori sulle 28 statue e il rifacimento della facciata e, non ultime, le opere di condizionamento della Sala Grande, prima inutilizzabile nei mesi più caldi. «Ora è un modernissimo antico teatro – diceva orgoglioso – senza nemmeno un giorno di chiusura, né uno spettacolo saltato».
Sono anni di grande rinnovamento: Elio Canova porta a lavorare con sé quel giornalista, intellettuale e libero pensatore che era Mario Vighi, e successivamente chiama Daniele Abbado alla direzione artistica. Un sodalizio che culmina nella produzione del Flauto Magico di Mozart, con la direzione di Claudio Abbado e la regia di Daniele Abbado. L’opera debutta al Teatro Valli nel 2005 e, dopo repliche tra Modena, Ferrara e Baden Baden in Germania, approda al Festival di Edimburgo nell’estate 2006, con maestranze di Reggio Emilia impegnate in una delle trasferte più entusiasmanti della vita del teatro.
Nell’album dei ricordi di quegli anni figurano anche i concerti del Tricolore del 1997, alla presenza del Presidente della Repubblica Scalfaro, con l’Orchestra del Bicentenario del Tricolore e il Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretti da Claudio Abbado. Il concerto del 7 gennaio 2007, per i 150 anni del Teatro Valli, con la Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Chailly e quello del 2004, presente il Presidente Ciampi, con Daniele Gatti a dirigere l’Accademia di Santa Cecilia.
Elio Canova amava il suo teatro e amava raccontare che al Municipale andavano in scena «tutti i generi di spettacolo, escluso il circo». Uomo di grande conoscenza, definiva il Valli «il tempio laico della cultura a Reggio Emilia». La rotta tracciata in quegli anni ha contribuito a rafforzare l’identità del teatro e a sottolineare quel termine “teatro comunitativo”, che Elio aveva voluto appendere dietro di sé, accanto alla bandiera, nel suo ufficio al primo piano, affacciato su piazza Martiri del 7 Luglio.
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