REGGIO EMILIA – Si trovano un po’ in tutta Italia le società che i militari della guardia di finanza assieme agli agenti della polizia di Stato hanno avuto il compito di perquisire nelle scorse ore.
Gli accertamenti e i sequestri, scattati all’alba, riguardano 22 tra imprese e associazioni che avrebbero utilizzato fatture false al fine di abbattere il proprio imponibile e in questo modo evadere le imposte. Cinque di queste società finite nel mirino delle Fiamme Gialle hanno sede sul territorio della nostra provincia. E reggiani sono anche gli indagati che avrebbero gestito l’impresa che ha emesso le fatture relative a operazioni inesistenti.
Si tratta di una società cosiddetta “cartiera”, che soltanto in modo fittizio fungeva da concessionaria pubblicitaria. Da questa pseudo agenzia sono state emesse le fatture che nelle ultime ore finanzieri e agenti della questura hanno cercato negli uffici di cinque realtà reggiane. In due casi c’entra il mondo del motocross: ad Albinea è stata perquisita l’associazione dilettantistica Motoclub 3C Racing, rappresentata legalmente da Ero Cigni, mentre a Carpineti, sotto la lente, è finita la Gbo Motorsport dell’ex pilota Matteo Bonini.
Nell’edilizia è invece operativa, a Cavola di Toano, la Df Scavi di Davide Ferrari, anch’essa oggetto di controlli: avrebbe dedotto 1,5 milioni di euro approfittando del meccanismo fraudolento. Ottocentomila euro invece è la somma riguardante un’azienda di Casalgrande specializzata in automazioni industriali, il titolare è Stefano Socci.
A Rubiera, infine, sono stati controllati i conti della Folgore Calcio nel periodo tra il 2018 e il 2019, biennio di riferimento per l’inchiesta. All’epoca il responsabile era Angelo Ricchetti, anch’egli destinatario di avviso di garanzia. Un big del calcio è finito nella lista dei 26 indagati: si tratta di Maurizio Setti, carpigiano, patron dell’Hellas Verona.
L’indagine, denominata “Cyrano”, è partita dalla procura di Reggio e ha messo in luce un volume di affari superiore ai 10milioni di euro. “E’ la conferma – sono le parole procuratore capo Calogero Gaetano Paci – del ruolo centrale che Reggio Emilia svolge nel sostenere l’economia criminale attraverso il ricorso massivo alla frode fiscale”.
Attraverso una nota, la società scaligera ha precisato che “la guardia di finanza sta effettuando un’indagine su una società terza e non sull’Hellas Verona. Non è stata effettuata alcuna perquisizione né nella sede né altrove. Il club ha spontaneamente messo a disposizione le proprie risultanze contabili relative ai rapporti con detta società, che consistono nella ricezione di sole tre fatture relative al periodo di imposta di quattro anni fa e comunque di modesto importo. La contestazione, si specifica ulteriormente in corso di verifica, potrebbe equivalere a circa 50mila euro. In ogni caso, si smentisce in maniera categorica che l’oggetto dei documenti fiscali richiesti attenga a contratti di sponsorizzazione, argomento di cui nessuno ha mai parlato”.
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