REGGIO EMILIA – Il magro esito della liquidazione del patrimonio di Reggio Emilia Fiere, che ha portato nelle casse della procedura 10 milioni, anziché i 38 previsti dal commissario giudiziale nel 2013, induce a tornare sulle ragioni che determinarono la crisi del quartiere fieristico reggiano. Fin dall’inaugurazione, nel 1986, le Fiere di Mancasale poggiavano su due gambe: i padiglioni erano di proprietà di una società, Sofiser, i cui soci erano Camera di Commercio, Comune di Reggio, Provincia e banche locali, ma l’attività fieristica era gestita da un’altra società, Siper, che aveva una compagine sociale in parte diversa.
Si discusse a lungo sull’opportunità di una fusione e all’inizio del 2012 Siper fu incorporata da Sofiser, dando vita a Reggio Emilia Fiere. A fianco degli enti locali, con quote di rilievo c’erano Unicredit, Credem, Popolare di Verona, Bper e Monte Paschi. L’allora presidente della Camera di Commercio, Enrico Bini, pose l’accento sulle diseconomie che l’assetto precedente obiettivamente determinava. Ma si sottovalutò il fatto che Sofiser, come società di sviluppo immobiliare, portava con sé un’ingente massa debitoria originata dall’acquisto di aree industriali e un pesante carico di oneri finanziari.
Il risveglio fu brusco e immediato: nonostante l’attività fieristica, per quanto in contrazione, fosse sostanzialmente in equilibrio, già nel 2012 Reggio Emilia Fiere chiuse il bilancio in rosso per quasi 8 milioni di euro. Le ipotesi di rilancio furono presto accantonate: la crisi dell’immobiliare trascinò a fondo le fiere. Si studiarono percorsi che avrebbero portato il quartiere fieristico reggiano a diventare un satellite di quelli di Parma o di Milano, ma non se ne fece niente. E già nel novembre 2012, a soli dieci mesi dalla costituzione, la società presentò domanda di concordato liquidatorio: tutto il patrimonio doveva essere venduto per rimborsare i 27 milioni di debiti. La prosecuzione dell’attività fieristica sarebbe stata possibile solo sulla base di un affitto di ramo d’azienda.
Nei giorni scorsi, ospite del Graffio, il segretario della Camera del Lavoro Cristian Sesena ha detto che Reggio dovrebbe rilanciare le fiere. Obiettivo auspicabile, per il quale però mancano candidati. Terminal One, società che riunisce molti bei nomi dell’industria reggiana, si aggiudicò la gestione delle Fiere nel 2018 e 2019. Ma poi uscì di scena dopo essere stata battuta dall’imprenditore Giorgio Bosi nell’asta per l’acquisto dei padiglioni.
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