REGGIO EMILIA – Undici per cento a livello provinciale, 21% nel comune capoluogo: è questa la quota di suolo urbanizzato nel Reggiano secondo l’indagine annuale del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente.
L’indagine si intitola “consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”: è uno studio serio, di quasi 300 pagine, che analizza la situazione complessiva e quella dei singoli territori. Come ne esce Reggio? I macro-dati sono questi: nel 2019 il territorio urbanizzato a livello provinciale era di 25.360 ettari, pari all’11% del totale. E’ il secondo dato più elevato in regione dopo quello della provincia di Rimini e davanti a Modena, Ravenna e Bologna.
Nel 2019, secondo il rapporto, in tutta la provincia sono stati consumati 62 ettari di terreno: lo 0,2% in più rispetto al totale del territorio urbanizzato a fine 2018. Il dettaglio territoriale è interessante e per molti versi incoraggiante. In 19 comuni su 42 il suolo urbanizzato è cresciuto di pochissimo (meno di un ettaro), in altri 9 è addirittura diminuito.
Ci sono invece una decina di comuni nei quali il territorio urbanizzato, sempre secondo l’indagine, è vicino o superiore al 20%. In cima alla graduatoria c’è Casalgrande, con il 25,5%, poi seguono nell’ordine Cavriago, Rubiera, Reggio Emilia, Montecchio, Sant’Ilario, Scandiano e Boretto. Diamo uno sguardo in particolare al comune capoluogo: a Reggio città, come dicevamo, la quota di territorio urbanizzato è del 21%; un dato inferiore in Emilia Romagna a quello di Bologna, Rimini, Modena, Piacenza e Parma. Nel 2019 sono stati consumati circa 20 ettari: come Parma, ma più di Modena e di Bologna.
I dati stimolano una riflessione, a partire da un aspetto per così dire curioso: sembrano in contraddizione con altre informazioni di cui disponiamo, ma in realtà non è così. Guardiamo alla situazione del comune capoluogo, quella che suscita maggiore attenzione. L’analisi dell’Ispra, condotta soprattutto attraverso immagini satellitari, indica nel 21% la quota di territorio urbanizzato. E’ lo stesso identico dato che si ritrova nella documentazione del Pug, il nuovo Piano urbanistico generale, che quantifica proprio nel 21% la percentuale del consumo di suolo.
Proprio questo è l’aspetto più interessante. Tra il 2001 e il 2011 la percentuale di territorio urbanizzato in città è passata dal 17% al 20,7%. Tra il 2012 e il 2019 è salita appunto al 21%. La programmazione, sulla base della legge urbanistica regionale, prevede un consumo massimo del 3% del territorio da qui al 2050. In questo senso i 20 ettari urbanizzati nel 2019 a livello comunale rappresentano meno dello 0,1% del totale del territorio. Sembra di poter dire che siamo in linea con le prescrizioni.
C’è da aggiungere che la quantità non è il solo parametro da prendere in considerazione. C’è urbanizzazione e urbanizzazione: una palazzina residenziale non è un’azienda manifatturiera, un centro commerciale non è un’arena per concerti. Al di là delle superfici e delle volumetrie, sarà importante saper distinguere le funzioni e puntare sulla qualità edilizia.
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