REGGIO EMILIA – Si sono svolti questa mattina, nella chiesa di Cadè, i funerali di don Ercole Artoni morto lunedì a 90 anni. Tante le persone che hanno voluto salutare per l’ultima volta il fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, anche se i posti in chiesa erano contingentati a causa del Covid.
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“Don Ercole sapeva vedere anche nel delinquente peggiore aspetti positivi, non giudicava le persone, non puntava il dito per giudicare”.
Era questa una delle caratteristiche che più spiccavano in don Ercole Artoni, caratteristica che forse negli anni lo aveva portato anche a fare scelte ‘scomode’ e non convenzionali. Lo ha ricordato don Fortunato Monelli, ex parroco di Villa Sesso, sede della comunità Papa Giovanni XXIII di cui don Ercole era il fondatore. I funerali, nella chiesa di Cadè, sono stati presieduti dal vescovo di Reggio monsignor Massimo Camisasca ma l’omelia è stata affidata – secondo le volontà dello stesso don Artoni – proprio a don Fortunato, che ha letto brani del suo testamento spirituale.
“Quando a 16 anni ha detto al padre che voleva entrare il seminario lui ha risposto va bene, ma promettimi di non fregare mai i poveri, e questo è stato un punto fondamentale del suo cammino”. Don Fortunato ha ricordato come nacque in don Artoni l’idea di fondare nel 1977, a Mancasale dove era parroco, la comunità Papa Giovanni XXIII. “Trovasti un giovane drogato per strada, lo portasti in canonica: ‘Questo è Gesù’, e questo ha cambiato la tua vita”.
Don Artoni avrebbe voluto nel giorno del suo funerale anche don Gabriele Carlotti, ora in missione in Amazzonia, così don Fortunato ha letto la lettera don Gabiele gli aveva scritto. “Questo è il tuo segreto, non sei un buon operatore sociale, nemmeno un comunista convinto, nemmeno un politico sebbene tu abbia fatto politica, ma solo un prete, e poi non eri solo quello, tu riconoscevi Gesù nelle sorelle e nei fratelli bisognosi”.
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