REGGIO EMILIA – La confisca, il sequestro e la gestione dei beni delle organizzazioni mafiose assumono un ruolo determinante nella lotta alla criminalità, ma la legislazione in merito alla loro destinazione e all’utilizzo reale da parte degli enti locali ancora oggi sconta diverse criticità, come del resto ha rilevato la Corte dei Conti solo pochi mesi fa in merito ai tempi troppo dilatati di queste procedure. A livello centrale ne è competente l’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati. La provincia di Reggio Emilia risulta la prima in regione per particelle catastali, cioè terreni o fabbricati sequestrati: ben 318. Per la metà, circa 150, la confisca non si è ancora tradotta in un effettivo riutilizzo. La loro disponibilità in tempi adeguati resta il vero nodo.
Un caso emblematico è il ristorante nel complesso Millefiori sequestrato ai fratelli Vertinelli e che giace nel completo abbandono del quale il Comune di Montecchio da anni chiede l’assegnazione che tuttavia resta ancora in alto mare.
Dopo la richiesta sollevata da una mozione del M5S, si è riunita l’apposita commissione comunale, con all’ordine del giorno l’intervento dell’assessore Nicola Tria con delega alla Legalità. Il protocollo d’intesa firmato nel 2019 tra Comune, Regione, tribunale di Reggio e Bologna e diversi enti, che contempla la gestione dei beni attende di essere rinnovato. Cinque gli appartamenti al momento soggetti a confisca che il Comune ha in comodato d’uso gratuito.
“Si tratta di beni che ancora non sono confiscati in via definitiva, destinati all’emergenza abitativa. Li utilizziamo per effetto dell’accordo firmato, con la prospettiva di ragionare poi su un progetto definitivo”.
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