REGGIO EMILIA – Cinque nuovi dipinti per i Musei Civici di Reggio. Due sono di proprietà della associazione Insieme per i Musei di Reggio, tre della professoressa Mariarosa Villani che ha scelto la stessa associazione per concretizzare la donazione che sarà presentata alla cittadinanza sabato 1 ottobre alle 11 al Palazzo dei Musei. Nel recente passato Insieme per i Musei ha già donato bronzetti etruschi, altre opere d’arte dell’ingegner Antonio Villani (padre della professoressa Mariarosa). Si tratta di cinque dipinti ci parlano di un’epoca in cui Reggio Emilia era una città che coltivava una scena artistica molto attiva, cresciuta nel solco della propria tradizione e alimentata da un collezionismo locale attento oltre che da commesse pubbliche di notevole importanza.
Proprio in questo ambito ebbe particolare rilievo Anselmo Govi (1893 – 1953) formatosi con Cirillo Manicardi alla Scuola di Disegno, e in seguito studente all’Accademia di Brera. La sua carriera è strettamente legata a Reggio Emilia e alla sua storia: è stato presidente della Cooperativa pittori, direttore dell’Istituto d’arte Chierici, e ha decorato a partire dagli anni venti alcuni dei luoghi più iconici della città: la cupola e il sipario del teatro Ariosto, lo scalone monumentale di palazzo Ancini, la cupola della chiesa di San Pietro e l’ingresso del cimitero suburbano.
Anche Ferruccio Orlandini (1896 – 1983), attivo soprattutto nell’ambito scultoreo, viene da Manicardi e dalla sua scuola. La sua produzione pittorica risente molto della temperie locale, e si avvicina a quella dei suoi coetanei. Aggiornato al linguaggio figurativo di Novecento, ha come massimi esempi Adolfo Wildt ed Arturo Martini.
Remo Tamagnini (1911-1983) fu allievo di Ottorino Davoli da cui acquisisce il gusto per una pittura di sensibilità ancora romantica, aggiornata dal postimpressionismo e dalla cultura di Novecento.
Sono poi testimoniate esperienze più innovative, come quella di Omero Ettorre (1923 – 2002), che arriva a Reggio Emilia da Giulianova a 23 anni e subito si unisce al gruppo dei pittori reggiani aderenti alla temperie neorealista con altri suoi colleghi, per poi indirizzarsi verso l’informale, con un occhio verso gli inglesi Sutherland e Bacon, e in seguito sperimentare forme di astrazione radicale.
Piero Cervi (1923-2016) infine, architetto ma da sempre appassionato di pittura e grafica, è stato assistente di Pompilio Mandelli a Bologna nei suoi corsi all’Accademia di Bologna. Cervi propone una pittura che si rivolge all’inizio del Novecento, con la sua solidità cezanniana, un attimo prima che essa si tramutasse nel cubismo.
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