REGGIO EMILIA -Nel 2012, dopo 45 anni di attività, veniva spento l’inceneritore di Reggio. Vediamo come sono cambiati la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti nella nostra provincia in questi dieci anni.
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Dieci anni possono essere pochi o tanti per misurare i cambiamenti. Nel caso dell’evoluzione della raccolta e smaltimento dei rifiuti a Reggio, sembrano tantissimi. Nel 2008 la nostra provincia produceva ogni anno 400mila tonnellate di rifiuti urbani. Poco più della metà, pari a 207mila tonnellate, veniva raccolta in modo differenziato. Il resto – 193mila tonnellate – veniva avviato a smaltimento. 48mila tonnellate finivano nell’inceneritore di Cavazzoli, le altre 145mila venivano stoccate nelle tre discariche di Novellara, di Poiatica (Carpineti) e di Rio Riazzone (Castellarano).
Da allora la produzione complessiva di rifiuti è leggermente aumentata, passando da 400mila a 418mila tonnellate. Ma la destinazione dei rifiuti è completamente cambiata.
E’ cambiata prima di tutto perché la raccolta differenziata ha fatto passi da gigante, passando dal 51,7% all’80,6%. Umido, verde, plastica, carta, vetro: oggi i rifiuti raccolti in modo differenziato sono pari a 337mila tonnellate. La quota di raccolta indifferenziata si è invece più che dimezzata, scendendo da 193mila tonnellate a 81mila. Resta in ogni caso la necessità di gestire questi rifiuti. Come vengono smaltiti? In modo completamente diverso rispetto a solo dieci anni fa. Con la chiusura degli impianti di Poiatica e Rio Riazzone, i conferimenti in discarica sono scesi da 145mila tonnellate ad appena 5mila. 9mila tonnellate vengono avviate a bio-stabilizzazione a Carpi, mentre le altre 67mila tonnellate vengono trattate nel termovalorizzatore di Parma.
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