REGGIO EMILIA – L’abbandono del sito produttivo di Reggio da parte di Inalca non costituisce solo un colpo all’occupazione e un danno per tutti coloro che, dopo l’incendio del febbraio scorso, sono stati costretti ad una vita di pendolarismo per lavorare. La decisione del gruppo Cremonini di lasciare Reggio segna anche la fine di un pezzo di una storia di impresa e di lavoro iniziata 80 anni fa. Correva infatti l’anno 1945 quando un piccolo nucleo di agricoltori, in parte coltivatori diretti, in parte mezzadri, fondò la cooperativa Acm. Il primo impianto per la macellazione delle carni bovine in via Due Canali fu inaugurato nel 1952. Otto anni più tardi fu costruito anche il macello suino e cominciò la commercializzazione dei salumi con lo storico marchio Asso.
Negli anni il numero dei soci cresce vertiginosamente e Acm diventa uno dei gruppi industriali più importanti della provincia, protagonista della vita economica e sociale. Nel 1991 Acm si fonde con la Ciam. Nasce il gruppo Unibon, che significa Unicarni per il settore bovino e Italcarni per quello suino. Lo stabilimento di via Due Canali vede nel 1998 l’inaugurazione della nuova catena di macellazione. Dopo la fusione con il macello di Pegognaga, la nuova Unipeg è il secondo operatore nazionale nel mercato delle carni bovine. Ma nel 2013 divampa la crisi e nel 2016 Unipeg viene ceduta a Inalca.
Il gruppo Cremonini fa grandi promesse, ma la realtà è che la vecchia Acm è ormai solo un satellite dell’impero. E quando l’11 febbraio lo stabilimento di Reggio viene distrutto dalle fiamme, la decisione di chiudere è già stata presa. Così cala il sipario su un pezzo di storia lungo 80 anni. Resta però in via Due Canali un altro pezzo, di quella storia: lo stabilimento di Grandi Salumifici Italiani del gruppo Granterre, in cui circa 300 addetti lavorano alla produzione di prosciutti cotti.
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