REGGIO EMILIA – Un luogo storico per la città che rischia di chiudere i battenti: è il centro sociale Tricolore di via Agosti, di fianco ai campi d’allenamento della Reggiana. I soci lanciano l’allarme.
“In questo momento, il circolo dovrebbe chiudere i battenti e portare via le chiavi, ma l’amore per questo luogo è talmente forte che prima di cedere cerchiamo di coinvolgere tutta la cittadinanza”, le parole del presidente Pietro Burani. Le sei corsie della bocciofila interna sono vuote e buie, come lo è la grande sala da più di 400 posti. Le infiltrazioni d’acqua sul soffitto sono evidenti, il caldo si fa sentire. Il centro sociale, storico luogo di ritrovo nel cuore di Santa Croce, già centro sportivo riconosciuto a livello nazionale, sta lentamente cedendo allo scorrere del tempo. “In questo momento, vedere questa struttura che va a scatafascio e si sta degradando giorno per giorno, per coloro i quali hanno partecipato alla costruzione, ma anche per chi vive il centro tutti i giorni, è una ferita al cuore”, ha aggiunto Burani.
Il circolo oggi ha 650 soci. Nacque nel 1993, quando lo stabile della curia venne dato in concessione al Comune per la ristrutturazione. I soci, più di 2mila all’inizio, parteciparono con un contributo di 250 milioni di vecchie lire. Dopo più di 30 anni, sono necessari lavori per rimettere a nuovo il tetto, l’impianto di condizionamento, la pavimentazione esterna. Anche il verde ha bisogno di essere sistemato. Una situazione che impedisce l’organizzazione delle attività estive, come la tombola e il ballo. “Erano la fonte di sostentamento – ha spiegato il presidente – Non si può più giocare a bocce a causa del caldo: le entrate sono al lumicino, ma le bollette arrivano tutti i mesi”:
Impossibile anche programmare la stagione invernale, continua Burani, che fa appello a curia e Comune: “Chiediamo che il centro venga messo nelle condizioni di essere fruibile per poter svolgere le attività che lo sostengono. Ristrutturato in un determinato modo, c’è la possibilità anche di attirare quei giovani che sono venuti a mancare”.
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