REGGIO EMILIA – Era il 23 novembre 1873 quando il Pio Istituto Artigianelli iniziava la sua attività, accogliendo ragazzi di famiglie povere per offrire loro un’adeguata formazione professionale, un’educazione religiosa e civica. Promotore di quell’iniziativa fu don Zefirino Jodi, parroco nella chiesa di San Salvatore in Santa Teresa, in via Campo Marzio. Un sacerdote non a caso denominato “il San Bosco reggiano” per la sua dedizione agli adolescenti poveri della città, morto il 22 dicembre 1896, all’età di 83 anni.
Il Pio Istituto Artigianelli, nato nell’ex convento delle Mantellate, in quella che diventerà via Don Jodi, ebbe modo di allargarsi dopo l’abbattimento delle vecchie mura fra porta S. Pietro e porta Castello. Già nel 1878 l’istituto Artigianelli pubblicava il primo volume della “Strenna” annuale, voluta per rinsaldare i legami con i benefattori, edita ancora oggi. Nelle cronache dell’istituto ci sono le botteghe artigiane, con capomastri scelti per insegnare una professione ai giovanissimi ospiti, a partire dall’arte tipografica, dal mestiere di fabbro con l’uso di incudine e martello a quello di carrozzaio delle auto degli anni Trenta, fino alle lavorazioni in rame. Il tutto documentato dalle fotografie d’epoca della fototeca Panizzi.
Le celebrazioni dei 150 anni del Pio Istituto Artigianelli prevedono, lunedì 20 novembre, un convegno alle 9,45 nell’aula magna dell’Università di Modena e Reggio nell’ex seminario di viale Timavo; l’inaugurazione di una mostra documentaria alle ore 17 nella biblioteca Panizzi curata da Roberto Marcuccio; una messa con l’arcivescovo Giacomo Morandi giovedì 23 novembre alle ore 11 nella chiesa di Santa Teresa; un’esposizione della raccolta di opere d’arte del Pio Istituto da venerdì 24 novembre, con inaugurazione alle ore 10 nel battistero adiacente al duomo.
Gian Piero Del Monte
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