REGGIO EMILIA – “Sindaci, non vogliamo pagare noi gli extraprofitti di Iren”. Questo lo slogan utilizzato ieri in piazza Prampolini, nel presidio organizzato da Recare (Rete Emergenza Clima Ambiente Reggio Emilia). Gli esponenti dell’associazione, tra cui Francesco Fantuzzi, chiedono al sindaco Vecchi (ma non solo) l’abbattimento del costo delle bollette per i meno abbienti, utilizzando i profitti extra di Iren.
Una riorganizzazione, quindi, per la multiservizi che gestisce beni comuni secondo le regole del mercato, preoccupandosi – secondo i manifestanti – più del guadagno che non delle difficoltà dei cittadini. Per i partecipanti, infine, la multiutility dovrebbe attuare un’analisi dei rischi sociali e ambientali che derivano dalla dipendenza energetica nel periodo storico in cui viviamo.
Recare denuncia il guadagno che le multinazionali come Iren hanno ottenuto lucrando sui cittadini che, in un periodo di crisi e rincari la cui fine è ancora lontana, non necessitano di ulteriori spese. Infatti, i clienti hanno pagato con le bollette una parte non trascurabile del miliardo di euro in più incassato da Iren.
Più precisamente, sul nostro territorio, gli esponenti della rete ambientalista vogliono spiegazioni sull’inserimento nel bilancio comunale del costo dell’impianto Iren di Gavassa e, ieri, hanno raccolto firme per la richiesta di una nuova centralina permanente che monitori il livello di inquinamento dell’aria a Gavassa, nell’area Apea e nel lotto in cui dovrebbe sorgere la Silk Faw, azienda cinoamericana produttrice di auto elettriche.
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