REGGIO EMILIA – Dopo la valutazione delle gravi fratture subite, il piccolo di 8 anni è stato sottoposto a un intervento chirurgico agli arti inferiori. Di lui si stanno occupando gli specialisti del Maggiore di Parma, ospedale in cui è stato trasferito nella serata di ieri dopo gli accertamenti svolti al Santa Maria Nuova.
E’ cosciente e non è in pericolo di vita, ma la prognosi è tuttora riservata per il bambino precipitato dal quarto piano di un condominio di via Fenulli, nel quartiere Canalina. I traumi subiti vanno dal bacino ai piedi. Perdeva sangue in modo copioso, soprattutto dalle ginocchia, dopo il terribile volo. La chiamata al 118 è partita all’istante da parte di una vicina di casa, che come prima cosa ha avvertito il tonfo provocato dalla caduta.
Un rumore udito anche dalla mamma del bimbo, che era uscita dall’appartamento soltanto per qualche istante, giusto il tempo di gettare la spazzatura. La donna si è lanciata disperata, urlando, verso il figlio, che è rimasto cosciente durante i soccorsi, piangendo forte per il dolore e per lo spavento. Adagiato su una fioriera in plastica, lì ha ricevuto i primi aiuti. Senza quella vasca con le piantine finita sotto di lui, la violenza dell’urto sarebbe stata maggiore e forse fatale. Il vaso si trovava appeso al parapetto del balcone del primo piano e il caso ha voluto che fosse sulla traiettoria della caduta. E’ stato così centrato quando allo schianto col suolo mancavano poco più di tre metri.
Tuttavia, è da un’altezza di 13 metri che è cominciato il volo nel vuoto, avvenuto quando il bambino, dopo essere salito su una sedia, si è sporto dal terrazzo perdendo l’equilibrio. La dinamica è stata ricostruita dalla polizia scientifica, intervenuta sul posto assieme agli agenti della questura che hanno raccolto le testimonianze dei vicini di casa e della famiglia. Racconti che hanno messo in chiaro come si sia trattato di una disgrazia.
Nessun risvolto penale è emerso a carico dei genitori. Originari della Nigeria, padre e madre, rispettivamente di 42 e 35 anni, vivono da un paio d’anni nell’abitazione luogo dell’incidente. Lavorano poco distante come badanti occupandosi di una persona anziana. Sono genitori anche di una figlia di 6 anni, che si trovava in casa al momento dell’incidente.
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