REGGIO EMILIA – Il padre, Hamidou Bance, operaio della Brevini, al suo risveglio di prima mattina ha visto la figlioletta col braccio irrigidito. Ha svegliato la moglie e il figlio maggiore, sono stati chiamati i soccorsi nel loro appartamento di via Montefiorino in città. Ma per la piccola, di solo un mese di età, non c’era più nulla da fare: era morta durante la notte.
Un caso di quella che viene definita “sindrome della morte in culla”, che colpisce bambini da un mese a un anno di età e spesso non è provocata da una patologia precisa. Per accertare le cause del decesso è probabile che venga disposta l’autopsia sulla piccola salma, che si trova ora nell’obitorio del cimitero di Coviolo. Disperati i genitori, giunti a Reggio Emilia tanti anni fa dal Burkina Faso. Non sanno spiegarsi l’accaduto, la piccola non aveva dato segni di malessere.
Gli studi internazionali su questi casi ipotizzano anomalie nella zona cerebrale che controlla i ritmi del sonno e della veglia, ma non ci sono certezze assolute. L’istituto superiore di Sanità ha diffuso alcune raccomandazioni. Prima regola elementare è di non far dormire i piccoli a pancia in giù, ma soltanto sulla schiena. Altra prevenzione: evitare di fumare durante la gravidanza e dopo la nascita del bambino: studi Usa affermano che il fumo nel corso della gravidanza triplica i rischi di morte in culla e che il fumo passivo li raddoppia.
Ulteriori raccomandazioni sono di non utilizzare cuscini soffici o coperte non rimboccate, che possono soffocare il piccolo durante il sonno. L’allattamento al seno nei primi mesi di vita favorisce poi una immunizzazione corretta del neonato, riducendo il rischio di queste morti inspiegabili.
Gian Piero Del Monte
Reggio Emilia neonato morto bimba morta linee guida bebè morto morte in culla sindrome della morte in culla neonata deceduta tragedia via Montefiorino istituto superiore di sanità