REGGIO EMILIA – Avrebbero acquisito quattro società, con sede a Guastalla, e attive nei settori della costruzione di macchine agricole e per l’apicoltura e del commercio di materiali per l’edilizia. Con una gestione volutamente antieconomica le avrebbero portate al fallimento distraendo i patrimoni aziendali. Una società, in particolare, aveva raggiunto significativi livelli di fatturato arrivando ad avere anche 30 dipendenti (la ex Tabec).
Oltre 50 uomini della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato, su delega della Procura, hanno dato esecuzione a 5 misure cautelari personali. Tre persone sono state arrestate (due sono in carcere e una ai domiciliari). Si tratta degli amministratori di fatto e di diritto delle quattro società di capitali: Fausto Tacconi, 56enne di Castelnuovo Rangone (nel Modenese) e due uomini di 63 e 43 anni, originari della Calabria ma residenti a Modena, Giovanni Battista Moschello e Gregorio Ciccarello. Ad aiutarli nell’acquisizione di queste società c’era – secondo gli inquirenti – un avvocato modenese di 46 anni, Domenico Arena, che ora ha l’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria e non potrà esercitare la professione per un anno. Obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria anche per un 66enne di Viterbo, Tiziano Mancinello.
L’attività d’indagine, denominata ‘Melisseo’ e condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza e dalla Squadra Mobile di Reggio, è cominciata nel 2018 e ha permesso di raccogliere gravi indizi a carico degli indagati. Sono accusati di bancarotta fraudolenta riferita ai relativi fallimenti: avevano distratto interi complessi aziendali, merci e valori dal patrimonio delle società per un ammontare di circa 1 milione 600 mila euro. Avrebbero anche distrutto o nascosto le scritture contabili non consentendo la ricostruzione del volume d’affari, per recare danno ai creditori.
Per far fallire le aziende – secondo gli inquirenti – utilizzavano materie prime e prodotti già presenti in magazzino senza acquistare nuove forniture, non pagavano le utenze energetiche – seguiva così il blocco della produzione – le imposte e nemmeno lo stipendio ai lavoratori dipendenti. Sono accusati di aver emesso fatture per operazioni inesistenti per 792.000 mila euro e non aver dichiarato l’IVA con un’imposta evasa per oltre 280.000 mila, utilizzando in compensazione crediti inesistenti per oltre 175.000 euro. L’avvocato modenese li avrebbe aiutati non solo negli incontri con il curatore, fornendo versioni di comodo e occultando la contabilità, ma anche presentando in vari gradi di giudizio reclami e ricorsi per conto di prestanome irreperibili e nel trasferimento fittizio all’estero delle società in fallimento.
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