REGGIO EMILIA – Vengono definiti bimbi esposti, sono i piccoli che non vengono riconosciuti dalla madre biologica. Le donne che partoriscono in ospedale possono legittimamente e nell’anonimato, comunicare ai sanitari la propria decisione. A Reggio si registra una media di due neonati all’anno, ma recentemente si è assistito ad un’impennata di casi. Negli ultimi sei mesi sono stati quattro i bimbi non riconosciuti, tra le cause anche la difficile situazione economica.
“E’ un incremento registrato anche in altri presidi – spiega Giancarlo Gargano, direttore direttore del Dipartimento materno infantile dell’Ausl di Reggio Emilia – Evidentemente la situazione economica sta facendo sentire i suoi effetti. Non esiste un prototipo di donna, sono sempre scelte molto sofferte”.
Nella nostra provincia non esiste la culla per la vita, ma una consolidata rete sanitaria che permette di intercettare prima le situazioni di fragilità. “E’ proprio la rete che garantisce l’efficienza dello strumento – continua Gargano – I servizi sociali, i consultori e l’ospedale si integrano per affrontare nel miglior modo possibile queste situazioni e poter dare tutte le opportunità a queste donne”.
L’ospedale di Reggio favorisce il contatto tra il bimbo e la mamma, ad esclusione di espresse richieste contrarie, e questo a volte ha portato la mamma a tornare sulla propria decisione e quindi a tenere il figlio. Per chi conferma la scelta, per il bimbo si apre l’iter dell’adozione. “Viene allertata la Procura del Tribunale minorile che individua un tutore poi in tempi anche molto brevi, vengono individuate le famiglie affidatarie“.
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