REGGIO EMILIA – E’ il primo anno scolastico dopo la pandemia cominciato di fatto senza misure drastiche di contenimento del Covid. A poco più di un mese dall’inizio, sta crescendo però il numero di studenti e insegnanti a casa, in malattia, come prevede la normativa attuale.
In questo momento, infatti, anche nella nostra provincia si sta registrando un nuovo picco. Secondo il direttore dell’ufficio scolastico provinciale, Paolo Bernardi, per ora la situazione non è preoccupante. “Sappiamo che i casi sono in aumento, le conseguenze ci sono ma per ora non c’è allarme”. Nel caso in cui la situazione dovesse peggiorare, tutte le scuole sono pronte a attuare il “piano B” per inasprire le misure di contenimento: è una decisone che, se verrà presa, sarà a livello nazionale.
Secondo Silvano Saccani, della Flc Cgil, l’aumento del numero di docenti e personale Ata in malattia è netto rispetto agli anni pre Covid e comporta una sofferenza: cresce anche, infatti, il carico di lavoro per chi resta a scuola. “Un carico di lavoro – dice Saccani – gravato in gran parte da impegni burocratici”. D’altro canto, in provincia si può dire che tutte le cattedre siano state assegnate in tempo: “Gli unici posti vacanti sono quelli per cui un insegnate ha rinunciato – spiega Bernardi – ma la scorsa settimana, con la nomina dei supplenti per i posti di sostegno in deroga, si è di fatto conclusa la procedura di reclutamento dei docenti”.
Soddisfatti, da questo punto di vista, anche i sindacati: “E’ stata fatta una buona operazione e ci hanno ascoltato – conclude Saccani – anche se per le materie scientifiche c’è ancora difficoltà a reperire docenti di sostegno. Ora, resta da rinnovare un contratto che dovrebbe essere triennale ma è scaduto il 31 dicembre 2018”.
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