REGGIO EMILIA – “Mamma mia, sembra Ferragosto”, diceva ieri al cronista una signora incrociata per caso vicino a Sant’Agostino, a due passi dal liceo classico Ariosto. E in effetti, la Reggio Emilia di questi ultimissimi giorni appare davvero così, luminosa come in piena estate per le belle giornate di sole e vuota come nelle settimane centrali di agosto.
I fiumi di persone che nel fine settimana hanno affollato i parchi cittadini sembrano già un ricordo lontano. Il centro della città appare davvero trasformato. Qualche esempio: piazza Martiri del 7 luglio, piazza Prampolini e piazza San Prospero. L’immagine da terra coincide con quella dall’alto. Il drone che sorvola il centro storico restituisce la fotografia in movimento di una città pressoché deserta.
Vuote le piazze, vuote le strade principali e quelle secondarie, semivuoti i parcheggi in cui di solito è così difficile trovare un posto auto. La chiusura delle scuole, dell’università e degli sportelli pubblici ha ridotto sensibilmente le presenze. Poi è arrivata la norma che stabilisce la chiusura alle 18 di bar e ristoranti. Ma molte attività di ristorazione hanno deciso autonomamente di andare oltre, per cui decine e decine di ristoranti hanno deciso di tenere chiuso anche a pranzo.
Tra i bar, tanti hanno abbassato le saracinesche fino al 3 aprile, altri chiudono alle 14 o alle 15. Chiusi naturalmente anche tanti negozi, di abbigliamento e non solo. Una Reggio diversa, quasi da cartolina, ma un po’ surreale. Una Reggio che con senso di responsabilità rinuncia alla socialità, all’incontro e alla compagnia per ritrovarsi presto più bella e più unita.
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