REGGIO EMILIA – La pandemia ha inciso, e non in positivo, anche sul ritmo di lavoro dei tribunali, ma “non ha rallentato il contenzioso matrimoniale e di famiglia”, scrive la presidente del nostro palazzo di giustizia. Il bilancio di Cristina Beretti, come quello dei presidenti degli altri tribunali dell’Emilia Romagna, è contenuto nella relazione del presidente della Corte d’Appello del distretto di Bologna.
Racconta quale sia stata la non semplice gestione amministrativa della giustizia nel 2021 ed è stata resa pubblica in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario. Beretti lamenta “la carenza di assistenza informatica e l’insufficienza del personale amministrativo per gestire il flusso degli atti telematici generato dalle udienze cartolari” e rileva come sia “stato raggiunto l’obiettivo dell’arretrato ultratriennale, 60 procedimenti a metà settembre 2021”.
Una relazione che contiene i numeri di un anno, e Reggio Emilia non è di certo sul podio. Sono stati 50.350 i procedimenti iscritti in regione davanti a Gip e Gup, il 4% in più del 2020, e 38.700 di questi, il 2,2% in più rispetto all’anno precedente, sono pendenti. La durata media del procedimento è 195 giorni, a Reggio Emilia invece è 295, il dato peggiore dell’Emilia Romagna.
Anche per quanto riguarda il tribunale monocratico, il nostro è tra i meno celeri: la durata del procedimento è di 664 giorni contro una media di 554; nel collegiale, 655 giorni contro una media regionale di 591. La lentezza è definita “il male cronico della giustizia” anche nel settore penale dal presidente della Corte d’Appello, “dovuta non tanto ai tempi di effettiva trattazione dei processi – dice Oliviero Drigani – quanto ai tempi morti esistenti nei passaggi del procedimento da una sua fase all’altra”.
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