REGGIO EMILIA – I reggiani hanno più di 31 miliardi di euro in banca, fra conti correnti e dossier titoli. Eppure, nel capoluogo quasi un terzo dei contribuenti non paga l’addizionale comunale Irpef perché è esente per reddito.
Contraddizioni in seno al popolo, si sarebbe detto una volta. Negli ultimi dieci anni i depositi bancari dei reggiani sono più che raddoppiati, passando dai 9 miliardi di euro del 2011 ai 19 del 2021. I titoli a custodia sono invece rimasti più o meno stabili, oscillando fra i 12 e i 13 miliardi di euro. Ma questa crescente ricchezza finanziaria, che è riferita all’insieme di famiglie e imprese, sembra trovare riscontro solo in parte nelle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche. Almeno, nel comune di Reggio.
Se si spulciano i dati delle dichiarazioni presentate nel 2020, relative al 2019, si scopre che oltre 28mila contribuenti su 93mila, pari al 30,5% del totale, hanno dichiarato meno di 15mila euro. Di conseguenza non hanno dovuto versare l’addizionale comunale Irpef, perché la soglia di esenzione è fissata appunto a 15mila euro.
Per contro, solo il 6,6% dei contribuenti, circa 6mila persone, ha dichiarato un reddito imponibile superiore a 55mila euro, collocandosi nelle due fasce di reddito più elevate. Due fasce che ora sono state accorpate dalla riforma governativa dell’Irpef. A livello locale la rimodulazione degli scaglioni si tradurrà nell’applicazione di un’aliquota unica dello 0,80% al di sopra dei 50mila euro. A fronte di 28mila contribuenti reggiani esenti, ce ne sono dunque 6mila – in larga parte lavoratori dipendenti – che versano il 29% dell’intero gettito incassato dal Comune.
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